- Fotoracconto di Drago Calogero

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Fotoracconto di Drago Calogero - Alia Pubblicato il 15/02/2019
Nonno rispondi, rispondi nonno, nonnoooo rispondiiii.
La suoneria del telefonino con la voce di Glorietta mi fece saltare in aria. Accosto la macchina ai margini della strada e mi appresto a rispondere: pronto.
- << Ciao zio, sono Elisabetta, ti ho chiamato per sapere come stai >> (per chi non lo sà, lei è la mia Eli, quella dei tecnologici mugugni di cui vi ho parlato ad agosto del 2016). Conoscendola bene, svavaluciu gli occhi e : << Amore, vieni al sodo cosa hai combinato? scommetto ca pigghiasti 18 all`università e ora ti scanti di to Pà? un attimo di silenzio e.. << Ma no zio è la mamma che..... >> nemmeno il tempo di farla finire di parlare e.... << ho capito cci stricasti la machina nova e ora u nni voli ne cuntu ne suddisfazoni , la soluzione è venire dallo zio fino a quando tuo padre non gli e la fà aggiustare >>.
Una sonora risata mi fa smettere di continuare ed allora << Ma no zio, è solo che oggi ho chiesto una cosa a mamma e siccome  non mi ha saputo rispondere mi ha detto: pi li cosi strani rivolgiti a to ziu e così ti ho chiamato >> .
A quelle parole, spengo immediatamente la macchina, butto uno sguardo allo specchietto retrovisore e a quello della vetrinetta del negozio di fronte, faccio un rapido scanner di tutto ciò che avevo fatto negli ultimi tempi, onestamente mi sembravo normale, o forse no! (mamma che dubbio Amletico).
Allora: << Ma fammi capire! cosa è questa cosa strana? >>. un attimo di silenzio seguito da un heemm. : << gli ho solo chiesto che desideravo un paletot per poterlo indossare nelle giornate fredde quando vado all`università.
Sapessi che scenata, ti devi vestire sistemata, no come nna zanna.
La mamma di Eli, che è poco impregnata di Aliesità, (in quanto è andata via da Alia piccolina) quando gli arrivano flash di ricordi, per farsi quattro risate li demanda a me, non è che io sia un cultore delle tradizioni, ma mi piace ricamarci. E allora vai.
- Cara Bettuccia, il 20 e 21 Settembre, erano gli unici e veri giorni di festa ad Alia.
Con questo non ti voglio dire che le altre erano meno importanti e sentite, ma allora, pi l`Addulurata , era come l`andare in un centro commerciale adesso.
I meno giovani sicuramente lo ricordano, i giovani non ne hanno nemmeno una pallida idea.
Per l`Addolorata, porta d`ingresso dell`autunno, c`era la corsa all`acquisto del Paletot, ovvero Partò o Portò (a secondo se eri di lu chianu o di lu rabbatieddu), in entrambi i casi storpiatura di Paletot o Paltò, adattamento fonetico che ci ha lasciato in eredità la dominazione Francese.
Due o tre enormi camion, carichi all`inverosimile di cappotti di tutte le taglie, fogge e colori, trovavano posto nel tratto che andava dalle scuole elementari (appena sotto la vanidduzza ) fino `ntà li scaluna della casa del dottore Cartabellotta.
Quella era una delle mete dove Padri, Madri, Figli e Nanni si recavano per acquistare lu portò pi nesciri lu `mmiernu. A noi ragazzini, spesso o per meglio dire sempre, ci toccava quello di righettino spicatu e due taglie superiori, in quanto teneva più caldo, anche perchè sotto ci calzava bene anche il maglioncino di lana grossa fatto a mano, e poi, si nni lu garantiamu ci avremmo passato l`anno successivo, ed in fine indossarlo pi jurnata (per tutti i giorni) quello a venire.
Ancora una cosa, ai nostri tempi non era contemplata la parola Cappotto in quanto lu cappuottu era il mantello che indossavano i contadini nei giorni freddi e gelidi per andare in campagna e non solo. Ma questa è un`altra storia. Invece quella dell`Addolorata te la racconterò un`altra volta. Un bacio.
Un caro saluto a tutti.

 



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