Voci Siciliane

RINAUDO CRISTINA RINAUDO CRISTINA Pubblicato il 03/03/2011
il gioco delle belle statuine       

C`era una volta Beatrice  una

il gioco delle belle statuine C`era una volta Beatrice una

il gioco delle belle statuine C`era una volta Beatrice una bimba compiacente e fantasiosa, che amava creare le statue raffiguranti bambini come lei. Viveva con la sorella Cecilia più grande di lei d`età, ma col cuore più piccolo, i loro genitori erano sempre in viaggio per lavoro. Abitavano in un grazioso villino spazioso ed accogliente, con ampia terrazza, immerso nel verde, a pochi passi dal Monte San Calogero. Nella terrazza c`era un blocco di marmo, e tante statue realizzate da Beatrice, in particolare figure in movimento tanto reali ed espressive. Sembrava un parco giochi, alcune giocavano a palla, altre: con la corda, i pattini, le biglie, e ad acchiappafulmine... La statua più bella per Beatrice era Amanda, aveva un sorriso luminoso e felice, e un braccio disteso che poteva accoglierla in un abbraccio, quando era triste si rifugiava da lei. Se solo avesse potuto fare un incantesimo, di certo avrebbe dato vita a quel luogo incantato. Le due sorelle litigavano spesso, Cecilia era la solita pigrona, sgarbata ed egoista, costringeva Beatrice a fare da sola tutti i lavori di casa, perchè diceva che le sue mani erano troppo delicate. Un giorno Beatrice stava male aveva una gran fretta di andare a riposare, chiamò la sorella per cenare, e la sorella gridò: "Stupida, non vedi che sto guardando il mio cartoneanimato preferito?". Il piatto era fumante nel tavolo, Beatrice lo prese e lo portò ai gatti, pensando che se lo meritavano più di lei, ed andò a dormire. Di notte arrivò Cecilia, le tirò i capelli e urlando le disse: "la mia cena? che hai fatto? Povera me sto svenendo dalla fame." Beatrice esausta gridò: " Faccio sul serio!", aggrotto le sopracciglie e disse: " Quando potrai parlare con un tono di voce piu` cortese e con gesti gentili torna, se ci sarò". Stupita Cecilia andò a meditare nella sua stanza, non immaginava che la sorella si sarebbe ribbellata. Beatrice invece gurdò alla finestra, era la notte di San Lorenzo, e quando vide una stella cadente espresse il suo desiderio: "stellina ti prego, fa che le mie statuine mi proteggano, fammi giocar con loro, mi sento così sola" e si addormentò. Il giorno seguente Cecilia per la prima volta andò nella camera della sorella, decisa a scusarsi, aveva capito il suo errore, ma non la trovò. Andò in giardino e vide con stupore che abbracciata ad Amanda c`era una statua identica a Beatrice, ma non poteva esser lei. Passò un intera settimana e Beatrice non tornava, Cecilia che aveva avuto tutto il tempo di riflettere. Presa dal rimorso andò in giardino a guardar le statue, poi pensò a voce alta: "sarei più buona con te se tornassi" e pianse. All`improvviso Beatrice scoppio in una fiera risata, anche le altre statuine non poterono trattenersi. Cecilia l`abbracciò, le diede un bacio in fronte in segno d`affetto e le chiese scusa. Da quel momento fecero ogni cosa con grande complicità. Fu così che nacque il gioco delle belle statuine.

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