Voci Siciliane

VICARI LUCIO VICARI LUCIO Pubblicato il 20/06/2011
Nei 4 referendum, approvati dall’enorme maggioranza dei votanti con

Nei 4 referendum, approvati dall’enorme maggioranza dei votanti con

Nei 4 referendum, approvati dall’enorme maggioranza dei votanti con un “battiquorum” da sogno, ha stravinto il SI. L’Italia si è risvegliata dal letargo. Lo provano anche i SI della metà degli elettori leghisti e pidiellini. B. è caduto dal predellino; l’altro B., quello di rincalzo, sta annaspando nelle divine acque padane. Dunque, un governo sfiduciato dal popolo. E peraltro in fibrillazione (persino qualche ministro ha votato per il SI, smarcandosi da Berlusconi e Bossi). Hanno vinto i cittadini (San di Pietro dixit, anzi l’hanno gridato nelle piazze festose i quasi 600 comitati referendari). Ha perso la cricca di governo, gli yesmen di Bossi alla Trota e i “liberi servi” del Cav. A proposito, si può essere “liberi servi”? La logica dell’intelligente mutandiere di regime è simile a quella dell’Astolfo ariostesco, che almeno il cervello perduto del paladino Orlando va a cercarlo sulla luna.

Perché dunque il governo non molla?

Perché, si risponde, i referendum hanno bocciato quattro leggi, non il governo. Ma chi le ha proposte e approvate, quelle leggi? È lapalissiano: il governo. Dunque i referendum hanno bocciato il governo. Non a caso B., la sua cricca e i suoi “liberi servi” (indegni di chiamarsi “liberi”) hanno tentato prima di annullare (furbesca e apparente modifica del testo legislativo, ricorso alla Consulta), poi di screditare i referendum con ogni mezzo (“voto inutile”, “andate al mare”). Volevano impedire al popolo di esprimersi, prevedendo la mazzata. Se quasi 27 milioni di italiani sono andati al seggio, e non al mare, magari in Sardegna, o nei negozi di collanine della capitale, come ha fatto l’ineffabile B. in dispregio degli elettori, e se ha stravinto il SI, qualcosa vuol dire. Non è solo un “segnale” anodino, un sommesso avvertimento al governo, come timidamente ha sussurrato all’orecchio amico di B. la Cei di Bagnasco. È una valanga, uno tsunami civile che si abbatte sul governo del malaffare.

Immaginiamo la malaugurata ipotesi che il quorum non fosse stato raggiunto, o avesse vinto il NO. Che cosa avrebbero fatto il ricchissimo ometto del predellino, il celtico sacerdote del Po, e il misero gruppetto degli (Ir)responsabili, ovvero la ditta B&B and Scilipoti? Avrebbero stappato bottiglie di champagne e brindato all’acclamazione plebiscitaria del governo e del suo operato. Si va avanti, si fa strame della Costituzione. Evviva il regime del bungabunga e del magna magna! “L’uomo che ha fottuto un intero paese” avrebbe definitivamente fottuto anche la democrazia di quel paese. Ma allora, se il fallimento del referendum, o il NO sulle schede sarebbe stato un SI al governo, la vittoria dei referendum e i 26.857.452 SI sono stati un sonoro NO al governo. La maggioranza dei cittadini ha bocciato 4 leggi del governo. Dunque ha detto che il governo non sa governare, o, meglio, non governa per il popolo, in pro dei cittadini, per la difesa del bene pubblico. Dunque, niente imbrogli e raggiri: si dimetta!

I quesiti referendari vertevano su tre beni essenziali, primari della vita e della convivenza civile: l’acqua, la salute e le risorse energetiche, la legge uguale per tutti. Il governo, che voleva privatizzare l’acqua, affidando la sua gestione ai profitti rapaci delle imprese private; che per lo stesso motivo voleva costruire le centrali nucleari, compromettendo oggi e in futuro la salute e la sopravvivenza nostra e dei nostri figli; che infine voleva continuare a fare leggi ad personam, o ad criccam, distruggendo l’uguaglianza della legge per tutti, caposaldo della democrazia, – un tale governo non era, non è un governo di tutti e per tutti, ma di pochi e per pochi. Un servitore non del popolo, ma di una ristretta cerchia di profittatori, indagati e corrotti. Un governo passato, trapassato. Di statue di cera. Di morti che parlano.

Dunque, fuori, ad Hammamet o altrove, nei Caraibi! Tolga il disturbo!

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