Voci Siciliane

DRAGO CALOGERO DRAGO CALOGERO Pubblicato il 15/09/2016
A fine estate, il soldato Ryan mi avrebbe fatto un baffo. Al petto por

A fine estate, il soldato Ryan mi avrebbe fatto un baffo. Al petto por

A fine estate, il soldato Ryan mi avrebbe fatto un baffo. Al petto portavo tante di quelle medaglie da far impallidire il più eroe degli eroi. Campagna di Terzu di jusu (terzo sottano), Campagna di lu Lau (Lago), Campagna di l`Angiuli (Marcatobianco), Campagna di Raciura (Roxiura), Campagna di la Muntagna (Montagna), Campagna di Turturesi (Tortoresi), Campagna di lu Marcatu (Marcato) e così via. . A insignirmi di così tante onorificenze era sempre lui, quel cavaliere barbuto che tutto l`anno 365 giorni su 365, nemmeno uno perso, era intento a questuare per ogni dove. Lo vedevamo spuntare `ntà la serra puntuale come il sole del mattino e mio padre si manciava la testa e si chiedeva ma comu fà? Eppuru cchà siemu belli riparati. col suo cavallo ops scusate mulo baio, Frà Mariano, ca avia lu cori granni non disdegnava mai di elargirmi una medaglietta, sempre e comunque dietro proficua ricevuta di nnà gran mitatedda di raccolto. Mi raccumannu Turiddu, faciemula a la curma sottolineava a mio padre. E alla sua perplessa espressione, incalzava, la Madonna di Gibilimanna nnavi bisuognu. Io bambino questa Madonna, (cu tuttu ssu gran beni di Diu ca arricugghia) non sò perchè l`immaginavo bella paffutella e nel mio fantasticare la paragonavo a padre Todaro o a padre Pasquale che a mole nun babbiavanu. (qualche anno dopo durante un pellegrinaggio potei costatare che era alquanto minutedda.) Ricevuta l`offerta, fra Mariano che come dicevamo avia lu cori granni prontamente e sempre a nome della Madonna si disobbligava abbondantemente. E rivolgendosi a mia madre esclamava, Santina, `ncà pigghiala nna caputedda. Mia madre che già conosceva la prassi, tirava fuori dalla tasca di lu falari una ciotolina di legno. A quel punto Fra Mariano svoltando le maniche del suo ingombrante e bisunto saio fino al gomito isava la visazza da sopra la barda del mulo, infilava l`enorme mano nei contenitori che teneva dentro li viertuli e tivava fuori tre sarde salate e tre olive bianche schiacciate. Alle rimostranze di mia madre che le faceva notare ma pirchì a me frati nun cinnattoccano fra Mariano facendo la faccia perplessa sbottava, bhii cu c`è puru Caluzzu? e alzandosi la manica fino alla spalla la rinfilava dentro i contenitori e tirava fuori un`altra sarda salata e due, dico due olive. In compenso rivolgendosi verso di mè esclamava a Calogerino cci damu nnà bella spilla, la vota passata ti detti chidda pi la collana ora ti dugnu chidda cu lu spinguluni. e mi appuntava questa spilla con l`immagine della madonna alla canottiera, tra il sorriso di mio padre e il disappunto di mia madre fra Marianu, ncà la finissi, ddu carusu avi tutti li canottieri buchi, buchi. Dopo più di mezzo secolo, mi capita ancora di imbattermi nelle mie decorazioni d`infanzia, esse mi portano lontano nel tempo, quando non era per nulla facile immortalare lo scorrere del vivere quotidiano con un click. Allora sovvertendo il conio di uno tra i più assidui frequentatori e postatori di assarca non mi resta che dire un ricordo che non c`è è uno spicchio di vita vissuta persa. Cari saluti a tutti.

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