IL SOGNO DI CATERINA-PARTE V^-

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LO BLUNDO CLAUDIA LO BLUNDO CLAUDIA Pubblicato il 18/11/2005
<b>IL SOGNO DI CATERINA</b>-PARTE V^-

IL SOGNO DI CATERINA-PARTE V^-



PARTE V^

Nonostante le continue insistenze della zia, Bruno non riusciva a provare alcun sentimento d’amore nei confronti della padroncina di casa, troppo grassa, troppo ingombrante, troppo timida, così diversa dalle donne che aveva abitualmente frequentato Una cosa soltanto non si sarebbe stancato di guardare: il volto di Caterina che a lui, che aveva girato il mondo, richiamava alla mente certe bellezze femminili della Martinica.

Poi aveva cercato di porre la propria attenzione sulla statura, normale, della giovane, sul bel colore ambrato della sua pelle e sui suoi capelli scuri, lievemente ondulati che, ormai per vecchia abitudine, Caterina continuava a portare raccolti a chignon sulla nuca. Così era giunto alla conclusione che, se fosse stata più magra, Caterina sarebbe stata una donna gradevole, non meno di tante altre che aveva conosciuto ed amato.

Inoltre aveva avuto la sensazione che Caterina possedesse un qualcosa di particolare, nulla di visibile, che le leggeva nello sguardo e che gliela faceva sembrare superiore: quando aveva confidato questi pensieri a zia Giacomina e le aveva fatto notare che la giovane possedeva una compostezza nei movimenti ed un qualcosa di raffinato che gliela faceva apparire diversa dalle donne che conosceva, la zia Giacomina lo aveva disincantato dicendogli che quella "raffinatezza" non solo era il frutto della convivenza di Caterina con la defunta signora Gastaldi, ma era dovuto anche al fatto che raramente la giovane svolgeva lavori casalinghi.

A Bruno era sembrato di cogliere un’incrinatura di insofferenza nella voce della vecchia zia cosicché non era più tornato su quell’argomento anche se aveva mantenuto la propria convinzione che, al di là degli anni vissuti accanto alla signora Gastaldi, quella finezza nel comportamento di Caterina era un qualcosa che apparteneva soltanto a lei e che forse, gli piaceva immaginare, aveva ereditato dai suoi sciagurati genitori.

Per queste personali considerazioni Bruno, da tempo, aveva concluso che non poteva trattare la giovane con i modi bruschi e talvolta volgari con i quali aveva trattato tante donne conosciute in precedenza, ma, nel frattempo vicino a Caterina si sentiva impacciato, inadeguato, o meglio, non si sentiva sereno; nonostante la personale convinzione che vivendole vicino avrebbe imparato a volerle bene, e per quanto si fosse proposto, già prima di essere sposati, di renderla felice e di accontentarla per quel che poteva, prevenendo anche qualche suo desiderio, ogni tanto, in un barlume di sincerità con se stesso, gli sfuggiva l’ammissione che quel matrimonio, proposto dalla zia, da parte sua, fosse solo una questione di convenienza e di interesse; ma si vergognava dei propri pensieri ed allora tentava di rassicurarsi che non era del tutto vero perché stava imparando a voler bene a Caterina.

Nonostante i propri sensi di colpa consapevole di sfruttare la buona fede di Caterina sposandola per averne in cambio la casa, e nonostante i propri sentimenti di incomprensibile inadeguatezza che avvertiva quando si trovava con lei, infine aveva dichiarato a Caterina la propria intenzione di sposarla. Prima aveva confidato a zia Giacomina cosa lo avesse spinto a quel passo: pensava di affezionarsi alla giovane ma sarebbe stato prematuro per lui affermare che intendeva sposarla perché innamorato. Dopo aver fatto proprie le esortazioni della zia, Bruno aveva confidato all’anziana donna di aver fatto dei calcoli economici: lui, stanco di viaggiare, avrebbe avuto la sua pensione e Caterina aveva la casa ed il guadagno del suo lavoro, questo avrebbe consentito loro di vivere sereni, e poi, aveva aggiunto di essere sicuro che, se avesse perduto alcuni chili, Caterina sarebbe diventata più gradevole.

Sorpresa che potesse accadere anche a lei di sposarsi, Caterina aveva accettato l’offerta senza porsi tanti problemi: per lei tutto era nuovo, le attenzioni di quell’uomo che la paragonava ad una bellezza esotica, i discorsi sulla loro vita futura, i propri pensieri intimi sul matrimonio, sui figli da cullare, stringere, coccolare e poi la grande avventura iniziata con le passeggiate sulla piazzetta: la possibilità di solcare i mari che le avevano portato quell’uomo che dimenticava le sue origini di trovatella e le prometteva di condurla con sé in giro per il mondo!

Con improvviso stupore Caterina si era sorpresa a constatare il senso di liberazione provato all’idea che, finalmente, avrebbe lasciato quella casa che, ad un tratto, le appariva angusta, costrittiva, quasi una prigione. Solo allora aveva captato il senso cattivo del testamento fatto da una donna che non aveva accettato di invecchiare e che legandola a quella casa sino a quarant’anni aveva deciso di privarla della possibilità di scegliere come vivere la propria vita!

Quando Caterina aveva acconsentito a sposare Bruno ed a seguirlo già sin dal suo prossimo viaggio, Giacomina le aveva ricordato che, per evitare di perdere il possesso prossimo, della casa, avrebbe dovuto aspettare altri due anni prima di potersi sposare, ma Caterina, ormai proiettata in un’altra vita, aveva deciso di raggirare la volontà della defunta:

" se sei d’accordo – aveva proposto a Bruno – partiamo senza sposarci, di notte, due anni passano in fretta: Zia Giacomina inventerà una scusa per chi mi cercherà!"
" Due anni sono lunghi! ". La vecchia Giacomina aveva tentato di dissuaderla, temeva la perdita della casa, ma Caterina non aveva voluto ascoltarla: per lei stava diventando sempre più urgente e necessario andare, uscire da quella casa e da quella stanza che durante quegli anni aveva reso accettabile solo perché era riuscita a colmarla dei propri sogni!

Il boato fece vibrare la nave e Caterina si ritrovò a terra, sbalordita, nel momento in cui la voce concitata del capitano richiamava all’attenzione :

" Dirigetevi tutti sulle scialuppe di salvataggio, presto, fate presto, fate attenzione, bisogna abbandonare la nave! "

Caterina si alzò da terra con difficoltà perché non riusciva a reggersi in piedi; udì delle grida, si guardò attorno e vide altre donne sul ponte della nave che le correvano incontro ma poi si rese conto che guardavano lontano, si voltò anche lei da quella parte e vide alcuni marinai intenti chi a liberare le scialuppe chi a calarle in mare; le grida rimbombavano nelle orecchie di Caterina che ammutolita e disperata guardava attorno a sé alla ricerca di Bruno.

Uomini e donne le sembravano impazziti dalla paura:

" Presto a mare, buttatevi, presto." gridavano tutti.
Caterina allontanò due volte le mani che la stringevano alla vita: non voleva buttarsi in mare, aveva paura; cercava Bruno ed alla fine lo vide, era già dentro una scialuppa e le faceva segno di buttarsi, ma lei non riusciva a lasciarsi andare giù, non capiva nemmeno perché dovesse buttarsi ed invece avrebbe voluto distendersi perché avvertiva una fastidiosa mancanza di equilibrio; finalmente le fu chiaro che stava accadendo qualcosa di grave e comprese che se fosse saltata fuori dalla nave e fosse giunta dentro una di quelle scialuppe che ondeggiavano giù sul mare, si sarebbe salvata, ma il mare le sembrava minaccioso e lei non sapeva nuotare!

All’improvviso qualcuno, con forza, la spinse al di fuori della nave e lei, dopo aver annaspato per l’aria si ritrovò in acqua:" Perché mi hanno buttato, io non so nuotare!"

Il bel vestito cucito di nascosto da zia Giacomina le si incollò addosso e lei tremò all’improvviso contatto dell’acqua gelida, intanto le scarpe le scivolavano via dai piedi senza che lei potesse fare nulla per trattenerle.
Mentre gridava aiuto con quanto fiato le lasciava l’acqua salata che le entrava in bocca e per le narici, si trovò sommersa dall’oceano!

Annaspò disperatamente per mantenere la testa fuori dall’acqua e per attirare l’attenzione di Bruno che vedeva così vicino ed al sicuro su quella scialuppa ormai carica di persone, affiancata da altre scialuppe da dove provenivano urla che le giungevano attutite dall’acqua che ormai aveva invaso anche le sue orecchie:


" Perché non mi aiutano? "
Le sembravano così vicini ma, con terrore, ad ogni ondata li vedeva allontanarsi.

Disperata alzò le mani per farsi vedere ma immaginò che né Bruno né alcuno degli altri uomini volesse aiutarla; i suoi occhi bruciati dalla salsedine e velati dalle lacrime le impedivano di vedere la disperazione di Bruno e gli sforzi fatti dagli altri uomini per raggiungerla e quando un marinaio giovane e forte, sorretto dai suoi compagni, si protese fuori dalla barca reggendo un remo al quale erano tutti sicuri che Caterina si sarebbe facilmente attaccata, lei, ormai scoraggiata ed impaurita, temette che quello volesse colpirla per farla affogare e, dato un energico colpo all’indietro con la testa, si allontanò ancor più dalla scialuppa mentre una nuova onda la nascondeva agli occhi di tutti.

Priva di forze Caterina decise che non serviva a nulla continuare a lottare per sopravvivere, del resto era sola e sarebbe stata sempre sola perché nessuno le voleva bene, nessuno le aveva mai voluto bene nemmeno sua madre che l’aveva messa al mondo!

Così si lasciò andare: affondava nell’acqua delicatamente, sorretta dalla gonna che si era aperta formando un palloncino che le evitava di precipitare giù in fretta; dapprima tenne gli occhi chiusi, per la paura, poi, mentre un dolce deliquio invadeva il suo corpo, li aprì e, con stupore, il mondo sott’acqua le apparve affascinante: il sole del primo pomeriggio, ancora alto nel cielo, penetrava nell’acqua e lei riusciva a distinguerne i riverberi ora verdastri ora azzurrini: non annaspò più e fu subito circondata da pesci dalle forme e dai colori diversi incuriositi dalla presenza di quel nuovo strano pesce!

In rapida sequenza tornarono alla sua mente i ricordi della sua camera, i sogni fatti dietro le imposte quando immaginava di andare per mare, su quella strada che unisce il mondo in un grande abbraccio, ed ora che il mare abbracciava lei il resto, al di fuori di quello, non le importava più: tutto le era così lontano!

Poi la sua mente, ormai non più in grado di pensare, ebbe un guizzo: la colse, come rapido unico rimpianto, il desiderio di poter tornare alla sua vita inutile ma sicura, ai suoi sogni sterili ma sereni!
Non avvertiva più nulla, né freddo né angoscia soltanto calma, la calma nell’assenza di tutto, la calma del nulla, ed allora le sembrò di udire una voce lontana, o forse era solo il riaffiorare di un ricordo che era sempre rimasto fermo subito al di là della soglia dell’incoscienza e che adesso, nell’assenza del presente e del passato, emergeva come dal nulla e riproponeva la domanda sulle origini di Caterina, quella domanda per la quale aveva avuto solo una risposta che lei non aveva mai voluto ascoltare:" E’ una bimba venuta dal mare! "
Attorno a lei volteggiò un piccolo panno bianco, due braccia amorose la avvolsero con quello: mia madre, tua figlia?
Allora tutto in lei fu pace! Allargò le braccia: " Eccomi, sono tornata! "

In un sordido bar di una sordida stradina che portava al porto di Fort de France, laddove prostitute non più giovani, per pochi soldi accontentavano i marinai lontani dalle loro donne, un alto grido arrochito ed il rumore di un bicchiere caduto a terra attirarono l’attenzione dei presenti verso il lato più oscuro della sala.

Colei che da ragazza, per un amore sbagliato, aveva buttato via la sua bellezza, la vecchia Celeste, così bella in gioventù da poter conquistare il mondo, era protesa lungo un tavolino nell’inutile tentativo di fermare il bicchiere che caduto a terra spandeva il liquido giallastro di un rum puzzolente, ed intanto, con la mano destra poggiata sul cuore, sembrava voler carezzare un fazzoletto nel quale, da anni, custodiva con amarezza, un quadrato di stoffa di lana, ritagliato da una copertina bianca.

" Mia figlia…la mia bambina..." farfugliava tra i singhiozzi scomposti dall’amarezza.
" Si, si la solita storia! " dissero con fare annoiato due grasse donne dal volto imbellettato da un trucco pesante che avrebbe dovuto nascondere le pieghe sui loro volti:" Però adesso esagera! Oggi ha iniziato a bere molto prima del solito! "

Claudia Lo Blundo




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