Il diritto di essere donna

Radici & Civiltà

FANTASIA ANTONIO FANTASIA ANTONIO Pubblicato il 10/03/2006
Il diritto di essere donna

Il diritto di essere donna

Tratto da “inchiesta breve” di “ITALIANI NEL MONDO" - Notizie e cultura - dell’8 marzo 2006


L’origine della festa dell’8 marzo risale al 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare.


Lo sciopero proseguì per diverse giornate ma fu proprio l’8 marzo che la proprietà dell’azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire dalla stessa.


Divampò un incendio che costò la vita di 129 operaie, fra cui anche delle italiane, donne che cercavano onestamente di migliorare la propria qualità del lavoro. Tra di loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle donne italiane che, come le altre, cercavano di migliorare la loro condizione di vita.


L’8 marzo assunse col tempo un’importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità.


L’anno scorso ad Istambul


A parte la ricorrenza in questione, che oggi interessa più i commercianti che le donne stesse, è necessario ricordare che molte donne in tutto il mondo ancora devono lottare per il diritto di “essere donna”. Basta ricordare che domenica 7 marzo del non lontano 2005 a mezzogiorno, in pieno centro di Istanbul fanno parte della storia le immagini di violenza e di sangue che le tv nazionali hanno trasmesso e i giornali locali pubblicato. E che hanno suscitato lo «choc» forse non tanto dei turchi (la repressione violenta di manifestazioni non è una novità), ma certamente della «troika» europea: gli alti rappresentanti di Bruxelles guidati allora dal commissario per l’allargamento Olli Rehn, che erano arrivati ad Ankara per valutare i progressi del governo.


La manifestazione era stata organizzata da una ventina di associazioni di donne della sinistra, l’unico scopo era leggere pubblicamente un documento sul significato dell’8 marzo, tutto legale.


La manifestazione pacifica aveva riunito inizialmente circa 2 mila persone vicino agli uffici del sindaco a Sarachane, ha tentato di arrivare fino a Beyazit dove doveva esserci il comizio. Ma la polizia attaccò con ferocia dall’inizio alla fine: donne, uomini, perfino i giornalisti per impedire loro di lavorare. Con un totale di 63 arrestati, di cui sette ancora ieri in carcere, molti feriti e ricoverati per le botte e i gas.


Da una parte l’angelo del focolare, dall’altra la strega ecco gli estremi di un segmento in cui possiamo ritrovare i volti dell’essere donna, attribuiti dagli uomini nei secoli dei secoli. L’intuizione femminile, la sua profonda imprevedibilità ecco il lato oscuro della donna da temere, che da sempre l’uomo tenta di controllare e reprimere. Non a caso, lungo la storia si è parlato di strega: dal greco Strix, che significa animale notturno. Il verbo stregare ha il doppio significato di praticare malefici, incantesimi, sortilegi, ma anche affascinare, soggiogare, sedurre.


Troviamo quindi elementi interessanti su cui riflettere.


L’identificazione della strega con gli animali notturni esprime l’affinità tra la donna e l’energia lunare, anziché all’energia solare, tradizionalmente associata al maschile. Per quanto riguarda il praticare incantesimi e malefici, alla strega veniva attribuito un potere definito soprannaturale, in quanto non gestibile dalla società e questo era causa sufficiente per mandare al rogo quelle donne che esprimevano, più di altre le loro capacità creative prettamente femminili.


L’aspetto legato alla seduzione (dal latino “se dùcere”: condurre in disparte), ci fa pensare al potere della donna di affascinare e trasportare a sé l’uomo. Anche questa pratica, come la precedente, fu mal tollerata dalla società.


La seduzione è una caratteristica del comportamento umano che spesso ha permesso, in epoche più lontane, a molte donne di esprimersi non solo attraverso la procreazione, ma anche attraverso la produzione creativa.


A tal proposito è necessario citare Virginia Woolf, una delle menti artistiche più imponenti nella storia della letteratura del secolo appena trascorso. Nel saggio “Una stanza tutta per sé” l’autrice di Gita al Faro e di La Signora Dalloway ci porta a riflettere sul tema della creatività femminile, sul ruolo subalterno che le intellettuali del suo tempo hanno dovuto subire nei confronti dei privilegi maschili.


Nel 1928 Virginia Woolf fu invitata a tenere due conferenze alle studentesse di un college di Cambridge, in Inghilterra, sul tema Le donne e il romanzo. L’occasione consentì alla scrittrice di riflettere sulla creatività della donna e sulle limitazioni che, nel corso dei secoli, la donna aveva dovuto subire nella libera manifestazione del suo talento.


Un libro del 1929


La rielaborazione di quelle riflessioni divenne il materiale per il racconto-saggio “Una stanza tutta per sé” che uscì nel 1929, si può considerare un vero studio sociologico. Lei stessa, figlia di Sir Leslie Stephen, storiografo e critico tra i più famosi del periodo vittoriano, cresciuta quindi in un ambiente colto e raffinato, soffrì nel vedersi impedita la possibilità di frequentare l’università di Cambridge, a cui fu ammesso invece il fratello Thoby.


In “Una stanza tutta per sé” Virginia effettua una dura critica alla discriminazione culturale a cui erano soggette le donne.


Nel 1904 morì il padre,Virginia, la sorella Vanessa e Thoby si trasferirono nel quartiere di bloomsbury; intorno a loro, scrittori, artisti e critici d’arte crearono il gruppo che venne chiamato Bloomsbury set, destinato ad occupare una posizione di primo piano nella vita culturale e intellettuale londinese per circa un trentennio. Ne faceva parte anche Leonard Woolf che diventerà suo marito.


“Una stanza tutta per sé” esprime già nel titolo le conclusioni a cui era pervenuta Virginia, per potersi esprimere,ogni donna deve avere prima di tutto a disposizione una stanza completamente per sé, dove poter pensare, produrre, rielaborare in libertà il proprio pensiero secondo quella che è la sua ispirazione. Nello stesso tempo dovrebbe avere una certa disponibilità economica, con cui permettersi l’autonomia dagli altri e la possibilità di dedicarsi e concentrarsi solo su ciò che si preferisce.


Nella parte centrale del libro Virginia riflette sul perché sappiamo così poco della vita, delle emozioni, dei pensieri, dei comportamenti delle donne del passato. Sappiamo ad esempio che cosa rappresentava Beatrice per Dante; ma nessuna Beatrice ha mai scritto che cosa sentiva nei confronti di Dante.


E la scrittrice si chiede come mai nessuna donna ha lasciato opere paragonabili a quelle di Dante, di Shakespeare, di Goethe. Alcuni rispondono che le donne sono inferiori agli uomini e quindi incapaci di scrivere grandi opere; ma, sostiene la Woolf, la loro “incapacità”dipende invece dalle condizioni materiali in cui esse sono state costrette a vivere per secoli.


Le idee della Woolf rappresentarono un punto di rottura nella tradizione letteraria dell’epoca. Nel momento in cui in tutta Europa andavano affermandosi vari regimi fascisti, la scrittrice inglese iniziava a diffondere le sue posizioni, in difesa della valorizzazione della donna nella società.


Questo aspetto rimase una caratteristica della produzione della Woolf che divenne il simbolo della battaglie femministe.


di n.c.


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