ALLARME IMMIGRATI

Radici & Civiltà

FANTASIA ANTONIO FANTASIA ANTONIO Pubblicato il 05/11/2006
<b>ALLARME IMMIGRATI</b>

ALLARME IMMIGRATI


Crimine e schiavitù: Business che vale 32 miliardi di dollari

Alle mafie più soldi solo da droga e armi

Articolo di Vincenzo R. Spagnolo, da Verona.

( Contributo di ricerca di Antonio Fantasia )


A 17 anni è stata venduta dalla famiglia, in una baraccopoli di Lagos, a un trafficante. S. aveva accettato il "trasferimento", sperando che arrivare in Europa avrebbe migliorato la sua condizione, ma non pensava certo che - dopo tre mesi in giro per l'Africa e una tappa in Spagna - il suo compratore la rivendesse ad altre nigeriane di Torino, che appartenevano al racket della prostituzione. Terrorizzata con riti wodoo e con un debito di 50mila euro da pagare «per le spese di viaggio», è stata spedita 12 ore al giorno sulla strada dalle schiaviste. Dopo mesi di paura e di vergogna, ha avuto il coraggio di fuggire, trovando poi aiuto e protezione in una casa d'accoglienza. Oggi è maggiorenne, ha un permesso di soggiorno, un lavoro e un'abitazione in Italia. E vorrebbe aiutare altre sue connazionali, convincendole a rompere le catene. La sua vicenda, documentata dalla Associazione Amici di Lazzaro e inclusa in un dossier del Movimento Laici America Latina (Mlal), emerge fra le tante situazioni riportate nel convegno sulla tratta di esseri umani, conclusosi ieri a Verona.

Un business miliardario. Le ultime stime dei profitti dei trafficanti di persone, riportate in un dossier del Consiglio d'Europa per i diritti umani e citate al convegno veronese, sono da capogiro. «La tratta di esseri umani è diventata la terza attività criminale più redditizia al mondo dopo il traffico di droga e di armi. Si stima che i profitti illeciti in un anno raggiungano circa 32 miliardi di dollari. Ogni anno, almeno 500mila esseri umani cadono nelle grinfie di organizzazioni criminali senza scrupoli», recita il rapporto redatto a Strasburgo. Un grido d'allarme fortissimo e a cui si cerca di dare una risposta.


Strumento di speranza. In Italia, vicende come quella di S. hanno trovato un lieto fine anche grazie all'applicazione di una norma azzeccata, che ha permesso finora di salvare dagli sfruttatori alcune migliaia di donne, anche minori, vittime del racket della prostituzione che avevano denunciato i propri aguzzini. Si chiama «Permesso di soggiorno per motivi in protezione sociale». Era stato introdotto dall'articolo 18 del Testo Unico sull'immigrazione del 1998 e poi ribadito nella Legge Bossi-Fini (N.189 del 30 luglio 2002). In sostanza, offre alle vittime di sfruttamento ai fini di prostituzione o a quelle ridotte in stato di schiavitù una chance per sottrarsi alla propria condizione e cominciare una nuova vita.

«Un'occasione che prescinde o meno dalla denuncia, perché bisogna dare alle vittime aiuto e protezione anche quando non sono in grado di riferire particolari utili alle indagini», spiega a Avvenire il capo dipartimento del Ministero e per i diritti e le pari opportunità, Silvia Della Monica.

La proposta. Aiutare ad emergere chi vive una vita da fantasma significa anche colpire quella zona grigia di imprenditori italiani e caporali che sfruttano gli immigrati in nero per arricchire, non solo in agricoltura (come mostrano recenti inchieste nel Foggiano), ma anche in altri settori. «Il lavoro forzoso - spiega Della Monica, che ha un passato di magistrato antimafia - è anch'esso sfruttamento e chiederemo l'inserimento del nostro Dipartimento nel tavolo tecnico del Ministero dell'Interno che si sta occupando delle modifiche legislative», nell'ipotesi che una tutela analoga possa essere applicata anche agli immigrati sfruttati nel lavoro nero. Il capo dipartimento assicura anche ad associazioni e Ong che riaprirà presto il numero verde anti-tratta (800 290 290, chiamato in 5 anni da 45mila donne, di cui almeno 5mila poi salvate dalla strada): «Era inattivo da mesi a causa di procedure burocratiche per il rinnovo del contratto di servizio. Lo faremo ripartire migliorato, anche grazie alla formazione di nuovi operatori».


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