Lu ‘zzi Minicu saristanu

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 28/08/2007
<b>Lu ‘zzi Minicu saristanu</b>

Lu ‘zzi Minicu saristanu

A cinquant’anni dall'elevazione a Santuario della nostra chiesa Madre e la contemporanea pubblicazione di un numero speciale del nostro periodico, penso sia doveroso ricordare in queste pagine la figura di un sacrista d'eccezione che ha operato nella nostra parrocchia.

Il mio pensiero va a Domenico Scaccia, da tutti chiamato lu 'zzi Minicu saristanu.

Nacque ad Alia il 18 Luglio 1893, sposato con Giuseppa Cortese da cui ebbe quattro figli, di cui tre femmine e un maschio. Fin da giovanissima età fece il sacrista insieme al padre, Antonino, dapprima nella chiesa di San Giuseppe, successivamente alla Matrice dove lavorò per circa 50 anni.

Quali erano le sue mansioni? Non tutti le conoscono, anche perché da diversi anni la nostra chiesa è priva di questa figura, I suoi compiti riguardavano la pulizia e il decoro, la sorveglianza della chiesa sia di giorno che di notte. Era presente alle cerimonie liturgiche più importanti, indossando veste talare e cotta, collaborando con il sacerdote durante tutte le funzioni liturgiche. Era incaricato anche del suono delle campane e della carica dell'orologio.

Più volte, quand'ero ragazzo, andavo con lui sul campanile per gustarmi in diretta il suono delle campane e per ricaricare l'antico orologio con la manovella.

Ogni notte dormiva in chiesa nel suo alloggio ricavato in uno sgabuzzino dietro il fonte battesimale, entrando in chiesa a destra. Qui aveva sistemato un lettino con accanto il suo inseparabile fucile o fucuni - come lui era solito chiamarlo - per proteggere la Chiesa da male intenzionati. Nel suo giaciglio trascorreva le notti fino alle 4 del mattino, quando, dopo aver suonato 'u patri nostru, raggiungeva la propria casa.

Aveva un aspetto severo, ma era solito ridere sotto i baffi. Un uomo dall'animo buono. Era lo spauracchio per i chierichetti e i ragazzi di Azione cattolica: se qualcuno si comportava male in chiesa durante le funzioni o il catechismo, subito si sentiva la frase: guarda ca chiamu lu 'zzi Minicu! Bastava ciò perchè tornasse tutto alla normalità.

Collaborò con diversi parroci: da monsignor Chimenti al parroco Abate, da padre Botindari all'attuale parroco Disclafani. Svolgeva il suo ruolo con particolare dedizione. Era il braccio destro del clero. Suggestiva ad opera sua la "calata" della grande tenda la notte del sabato santo, allorquando, su una sedia normalmente traballante, tirava già la corda che teneva l'enorme telo, dietro il quale appariva la statua del Cristo Risorto, posta in alto al centro dell'altare maggiore. La scena, che provocava tanta emozione tra i fedeli, lo rendeva protagonista principale della notte di Pasqua.

Finita la guerra, nel rispetto della tradizione familiare, il figlio Nino, reduce dal fronte, diventò un diretto collaboratore del padre per, successivamente, sostituirlo. Lu zzi Minicu Scaccia moriva il 26 maggio 1965.



Rino Concialdi


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Articolo tratto dal periodico parrocchiale "La Voce della Mamma", oggi in edizione speciale in occasione del 50° anniversario della commemorazione del Santuario Madonna delle Grazie di Alia.


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