L’eventuale pubblicazione di parziali brani musicali allegati a testi scritti è fatta a titolo di Demo, essendo essa finalizzata a documentare la relativa ricerca della rubrica “Radici & civiltà” non avente scopo di lucro, ma, piuttosto, finalità di libera divulgazione culturale. |
LA BRACIERA
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Le nuove generazioni non l’hanno conosciuto, ma i più anziani e quelli come me, ricordano tanti episodi vissuti attorno al fuoco della braciera nelle fredde giornate invernali.
Anzitutto occorre precisare che ne esistevano di diverse forme: di rame rosso e di rame giallo con grossi manici o con i piedi (supporti) in ferro.Tuttavia, il tipo più utilizzato aveva il supporto in legno, che le donne giornalmente lavavano e “stricavano” con sabbia (d’obbligo quella estratta al Camposanto Vecchio), per farlo diventare pulito, dato che ogni giorno veniva trattato con... i piedi !.
Anche la braciera veniva pulita con limone e sabbia, affinchè diventasse lucida, e poi esposta al sole e all’ammirazione dei passanti. Non era raro, infatti, che qualcuno di loro esclamasse: ”Miii.. chi bella braciera lucida! chidda sì ca è pulituna”, mostrando così di apprezzare tanto lo splendore della braciera, quanto le virtù domestiche della sua proprietaria.
Nella nostra memoria rimangono molti vocaboli legati all’uso della braciera: “quariari, addumari, svampari, scaliari, arriminari, sfumari, accupari, astutatu, sfaidda, ‘ncrauniri, sciusciari,
cinnirazzata”.
Con l’arrivo dell’inverno questo utensile veniva tirato fuori dai ripostigli e, colmato di carbonella, doveva servire per tante cose: riscaldare la casa e il letto, asciugare la biancheria, abbrustolire il pane, cuocere olive, uova e cipollette, arrostire formaggio e, quando c’era, la salsiccia “ ‘mpurrazzata”.
Accesa la braciera, attorno ad essa si radunava tutta la famiglia e ogni tanto qualcuno con una paletta di ferro o un cucchiaio, mescolava la carbonella affinchè sprigionasse più calore, ma a forza di mescolare e rimescolare, alla fine restava solo la cenere.
La lunga permanenza attorno alla braciera e l’eccessivo calore da essa sprigionato, recava seri danni alle gambe delle donne, che allora non indossavano i pantaloni, e sulle quali si formavano delle antiestetiche chiazze rossastre o violacee, chiamate ”iaddi”.
In ogni caso non erano solo le donne a crogiolarsi al tepore della braciera. Nelle lunghe serate d’inverno, dopo aver cenato, tutta la famiglia, spesso insieme a parenti ed amici, si sedeva attorno ad essa, per dialogare, giocare a carte, recitare il Santo Rosario e anche sonnecchiare. Ed era proprio per la sonnolenza, dovuta allo sprigionarsi dell’anidride carbonica, che talvolta qualcuno si sentiva male o andava a finire con i piedi dentro al fuoco, proprio come Pinocchio.
Con l’arrivo dei mezzi di riscaldamento più puliti e moderni, anche se meno economici, la braciera è stata messa da parte. Oggi la ritroviamo solamente in qualche salotto a fare bella mostra di sè. Abbiamo quasi dimenticato che una volta, oltre a riscaldare il corpo, essa dava tanto calore umano e unione alla famiglia.
Testo e voce narrante di Rino Concialdi