"Saraceni", i nuovi scrittori italofoni dal sud del Mediterraneo

di Karim Metref

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Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 09/07/2009
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"Saraceni", i nuovi scrittori italofoni dal sud del Mediterraneo

"Saraceni", i nuovi scrittori italofoni dal sud del Mediterraneo


di Karim Metref



L'immigrazione in Italia è recente se comparata a quella delle prime potenze industriali europee. I primi a fermarsi in Italia arrivano negli anni Settanta. Poco a poco l'immigrazione diventa più folta e più varia per provenienza geografica, culturale e sociale. Gli anni Ottanta sono l'era delle prime "carrette del mare". I paesi del sud del mondo sono colpiti in pieno da una grave crisi economica e le grandi potenze industriali del Nord Europa, anche loro in crisi, non riescono ad assorbire tutta la mano d'opera fornita dai flussi migratori. Allora si comincia a guardare a paesi come l'Italia e la Spagna, in piena espansione economica, non più come fornitori di mano d'opera a buon mercato ma anche come "consumatori".

Dal sud del Mediterraneo arrivarono per primi quelli delle ex colonie: somali, eritrei, etiopi, ma i numeri sono molto ridotti, poi giungono gli egiziani, pochi anche loro ma concentrati in alcune aree come il Lazio, la Lombardia e il Veneto dove si inseriscono velocemente nelle filiere della ristorazione, dell'alberghiero e dell'edilizia.

Inizio anni ottanta: cominciano ad arrivare cittadini marocchini, in numeri più alti. Forniscono mano d'opera all'agricoltura, all'edilizia, e tanti praticano la vendita ambulante. Poi tocca agli albanesi... È soltanto a quel punto che l'Italia si rende conto di essere diventata, oltre che paese di emigrazione, anche paese di immigrazione. Mentre gli italiani del sud continuano a cercare fortuna al nord o in altri paesi europei, ci sono persone che arrivano dai vari continenti per cercare fortuna anche loro ma in Italia. Il fenomeno attira ovviamente l'interesse dei media. L'indomani dell'adozione della prima legge sull'immigrazione, le TV mostrano, ad un paese stupito, le lunghe file di operai stranieri che aspettano una regolarizzazione della loro situazione. La curiosità è grande e, per rispondere a questa voglia di capire, cominciano ad arrivare libri che raccontano l'immigrazione.

Il primissimo è scritto da un tunisino, Salah Methnani, è intitolato semplicemente "Immigrato" (Teoria, 1990). Riscuote un enorme successo e incoraggia altri editori a stampare altre opere scritte da immigrati aiutati da giornalisti italiani. Ma come tutti i fenomeni di moda, anche questo dura poco.

Oggi, vent'otto anni dopo "Immigrato", anche se non ci sono ancora scrittori del calibro di un Hanif Koreishi in Inghilterra o di John Fante, si può oggettivamente parlare di una vera e propria presenza letteraria degli immigrati in Italia, perché quelle prime opere sono state seguite da tantissime altre.

Il sito letterranza (www.letterranza.org), un sito di auto promozione, gestito da alcuni di questi scrittori e da volontari, conta circa duecento titoli: romanzi, racconti, antologie e raccolte di poesie... A qualcuno piace parlare di "Letteratura Migrante" o addirittura di "Migrant Literature" (perché in English it's always more trendy). Letterranza preferisce parlare di autori immigrati "punto". Perché l'unica cosa che accomuna gli autori citati nel sito è l'esperienza migratoria da altri paesi del mondo verso l'Italia. Non è né una scuola, né un genere letterario, né una corrente di pensiero che parla di una tematica precisa. Si tratta soltanto di persone nate altrove ma che oggi si esprimono in italiano e ambiscono a far parte del paesaggio letterario italofono.
É tutto un mondo quello al quale Letterranza ed alcuni altri siti danno eco. Libri, ma non solo. Ci sono incontri letterari, serate, letture, spettacoli, studi...
La produzione letteraria monitorata dal sito, quella degli immigrati, rimane ancora per lo più una letteratura di nicchia, promossa da piccole case editrici o da associazioni con pochi mezzi e diffusione limitata, ma alcuni cominciano già a fare il loro ingresso nella grande distribuzione e ad accedere ai più alti riconoscimenti.

Tra gli immigrati che scrivono in lingua italiana quelli nordafricani e mediorientali sono tra i più quotati. Come l'algerino, Amara Lakhous, che con il suo "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" (E/O, 2006) ha creato un piccolo fenomeno mediatico e letterario. Si è classificato tra i dieci best seller del 2006, ha vinto il premio Flaiano per la narrativa 2006 e il premio Racalamare - Leonardo Sciascia 2006, mentre una casa cinematografica romana ha già iniziato le riprese del film tratto dall'opera.
Altro fenomeno è stato l'esordio di Randa Ghazy, promettente germoglio della "seconda generazione", nata a Milano da genitori egiziani, con "Sognando Palestina" ( Fabbri, 2002), bestseller scritto all'età di quindici anni e subito tradotto in diverse lingue.

Poi c'è Younis Tawfiq, iracheno, giunto in Italia per studio negli anni settanta. Il suo primo romanzo, "La straniera" (Fabbri, 2000), è stato un piccolo evento. Coronato con i premi Grinzane Cavour, premio Comisso, premio internazionale Ostia-Mare, premio Fenice Europa, Menzione Speciale Opera Esordiente nel premio via Po, premio Rhegium Julii 2000... un mare di premi. Oggi, Younis, al suo terzo romanzo (Il profugo, fabbri, 2006) è un valore sicuro della casa Fabbri Editori.

Ma questi sono solo quelli più visibili, i successi di critica e di libreria. In realtà su "letterranza" sono elencati 26 mediorientali e nordafricani che hanno pubblicato in Italia una o più opere di narrativa o di poesia. Sono di provenienze diverse: Algeria (6), Palestina (4), Iran (4), Egitto(3), Iraq (3), Marocco (3), Tunisia (3), Siria (1).
Diverse provenienze, diverse generazioni, diversi percorsi. Tra tutti si distinguono i casi di Itab Hassan, giovane palestinese, arrivato "in missione" in Italia all'età di 15 anni, subito arrestato dopo aver buttato una bomba a mano in una agenzia di viaggio, e Youcef Wakkas arrestato anche lui ma per traffico internazionale di droga. Entrambi cominciano a scrivere in carcere.

E il caso opposto di Rula Jebreal, anche lei palestinese, arrivata in Italia da giovane. Mentre i primi due hanno cominciato a scrivere dagli strati più bassi e più marginali della società, la seconda si butta nella produzione letteraria quando ormai è parte dello "star system" mediatico e i suoi libri sono molto spesso messi in bella mostra, in compagnia di quelli delle altre stelle della TV.
Quello degli immigrati provenienti dal sud del Mediterraneo, accanto a quelli dell'Est europeo e dell'America Latina, è attualmente uno dei contributi più sicuri all'arricchimento della letteratura italiana.
Lo sconvolgimento, per il lettore medio italiano non è da poco, in un paese nel quale si riusciva ad indovinare la provenienza delle persone a partire dai cognomi, trovarsi degli scrittori dai cognomi quasi impronunciabili che non sono tradotti ma che scrivono in perfetto italiano e spesso descrivono l'Italia come la vedono loro.
Ma mentre l'ignoranza da questa parte del mare va mano a mano sciogliendosi nonostante tutto, dalla parte sud rimane totale. Ad Algeri, Tunisi e Casablanca non si sa assolutamente che ormai c'è una produzione letteraria nordafricana in lingue diverse dal berbero, arabo o francese. E non riesco ad immaginarmi quale sarebbe la reazione della città di Aleppo se sapesse che il suo figliol prodigo,Youcef Wakkas, anche se è tornato a vivere ai piedi dell'antica fortezza, continua a scrivere in italiano.
Il sito di Letterranza (www.letterranza.org) cerca di recensire e raccontare questa realtà nuova.


Karim Metref

tratto da www.babelmed.net (il sito sulle culture mediterranee)


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