Emigrazione: Note storiche per non dimenticare (9^ parte)

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 02/10/2009
<b>Emigrazione: Note storiche per non dimenticare</b> (9^ parte)

Emigrazione: Note storiche per non dimenticare (9^ parte)

Questo dossier, pubblicato da www.italiaestera.net (Il giornale degli Italiani nel mondo), è stato suddiviso per comodità di consultazione nelle seguenti altre parti, in aggiunta alla nona qui pubblicata:

L’attuale presenza italiana nel mondo

Chi sono, da dove vengono, come vivono gli italiani all’estero

Gli italiani all’estero: solo persone di successo?

I “pionieri” dell’emigrazione

I nuovi migranti

L’economia globalizzata e il ruolo degli italiani all’estero

Cittadinanza, partecipazione, tutela sociale e associazionismo










Per un nuovo legame culturale a livello transnazionale

L’italiano nel mondo non è una lingua sconosciuta, come lascia intendere l’ampia e diffusa presenza di connazionali e di oriundi. La Svizzera è l’unico paese estero in cui l’italiano è lingua nazionale, anche se la percentuale di coloro che lo parlano è in diminuzione. In Australia la nostra lingua è la più parlata dopo l’inglese. In Argentina gli studenti di italiano sono circa 93.000, ripartiti in più di 5.000 corsi con 1.359 insegnanti. Negli Stati Uniti sono 60.000 i ragazzi che studiano l’italiano e, da settembre 2005, l’italiano è entrato nell’Advanced Placement Program (APP), ingresso che consentirà il suo insegnamento in più di 500 scuole secondarie degli Stati Uniti, come già avviene per le lingue spagnola e francese. Nel mese di maggio 2006, inoltre, 20 parlamentari dell’Uruguay hanno deciso di seguire un corso di italiano.
Non sono poche le iniziative condotte per soddisfare le necessità tanto degli italiani che degli amanti dell’italiano. Sono stati 6.519 i corsi di italiano organizzati nel 2004 dagli Istituti Italiani di Cultura, oltre 5.000 quelli organizzati nello stesso anno dalla Società Dante Alighieri, 16.517 i corsi tenuti nelle scuole pubbliche (a.s. 2003/ 2004), cui si aggiungono ulteriori 13.181 corsi realizzati, al pari dei precedenti, grazie ai contributi erogati dal MAE, per un totale di quasi 600.000 studenti.

Questi dati aiutano a inquadrare la situazione attuale e a comprendere l’esigenza di porre in essere progetti incisivi di promozione e valorizzazione della lingua italiana.

Bisogna evitare, in primo luogo, che le nuove generazioni dimentichino la lingua dei loro genitori. Nella vicina Svizzera, ad esempio, solo un terzo dei ragazzi tra i 6 e i 15 anni frequenta corsi di italiano e raggiunge un livello intermedio di conoscenza, mentre un crescente numero di anziani non parla più correntemente la lingua madre e ciò è di pregiudizio anche ai vari livelli di partecipazione.

Le iniziative culturali sono anche, come accennato, un veicolo di valorizzazione dell’immagine dell’Italia e del made in Italy. Esistono importanti settori che “parlano italiano”, si pensi al teatro lirico, al restauro, alla moda. Promuovere il patrimonio culturale italiano significa, di riflesso, promuovere anche le peculiarità industriali, artigianali, agroalimentari del nostro paese. La cultura ha infatti importanti ricadute sul piano delle relazioni internazionali, del turismo (il viaggio in Italia è un “sogno classico”) e del marketing, e nel processo di internazionalizzazione questi diversi aspetti sono tra di loro strettamente collegati. La lingua e la cultura italiana diventano, così, una sorta di “anticipatore d’incontro” con il nostro paese, con positive ricadute innanzitutto sul turismo.

Se si valutano con attenzione questi fattori, l’obiettivo di potenziare la qualità e la quantità delle iniziative di promozione linguistico-culturale si impone per ragioni di coerenza, perché già attualmente le richiesta supera di gran lunga l’offerta e urgono ulteriori “prodotti” da offrire a un pubblico sempre più colto e moderno.

(DAL RAPPORTO MIGRANTES – marzo 2007)
 


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