Emigrazione: Note storiche per non dimenticare (3^ parte)

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 02/10/2009
<b>Emigrazione: Note storiche per non dimenticare</b> (3^ parte)

Emigrazione: Note storiche per non dimenticare (3^ parte)

Questo dossier, pubblicato da www.italiaestera.net (Il giornale degli Italiani nel mondo), è stato suddiviso per comodità di consultazione nelle seguenti altre parti, in aggiunta alla terza qui pubblicata:

L’attuale presenza italiana nel mondo

Gli italiani all’estero: solo persone di successo?

I “pionieri” dell’emigrazione

Le seconde, le terze e le quarte generazioni

I nuovi migranti

L’economia globalizzata e il ruolo degli italiani all’estero

Per un nuovo legame culturale a livello transnazionale

Cittadinanza, partecipazione, tutela sociale e associazionismo







Chi sono, da dove vengono, come vivono gli italiani all’estero

È difficile tracciare una sorta di identikit dell’italiano all’estero, perché le diversità sono notevoli da paese a paese e all’interno di ciascuno di essi.
Il livello di istruzione è, in media, più basso rispetto ai cittadini rimasti in Italia, anche perché l’istruzione universitaria “di massa” nel nostro paese è un fenomeno relativamente recente. Un terzo degli emigrati in Australia ha solo la licenza elementare, mentre in Argentina e specialmente in Brasile il livello è molto più elevato (rispettivamente, il 36,7% e il 44% tra laureati e diplomati), soprattutto tra gli originari delle regioni del Nord.

Gli emigrati italiani non si caratterizzano per la giovane età. A volte gli ultrasessantacinquenni sono un quarto della collettività, come in Francia, o anche un terzo, come in Argentina e in Canada. In Australia (22,4%), poi, gli anziani prevalgono di gran lunga sugli occupati.

Il fatto che il 50% degli iscritti all’AIRE si è registrato da meno di 5 anni è solo un apparente paradosso e si spiega per l’elevato numero di figli di italiani nati all’estero e registrati come tali (28% del totale degli iscritti all’AIRE) e, in misura inferiore, per quelli che si sono iscritti a seguito di acquisizione di cittadinanza (2,6%). In alcuni paesi hanno influito in modo significativo anche i nuovi arrivi: il 27% degli italiani residenti in Gran Bretagna risulta iscritto all’AIRE da meno di 5 anni e ciò è da ricondurre al considerevole spostamento di giovani e di professionisti che si recano in quel paese attratti dalle più soddisfacenti opportunità formative e occupazionali offerte.

Il Sud è stato, dalla ripresa dei flussi dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’area maggiormente coinvolta nel movimento migratorio, come viene confermato dal fatto che il 58,5% degli iscritti all’AIRE sia di origine meridionale. La prima regione per numero di emigrati è la Sicilia (555.000). Non bisogna però dimenticare che i lombardi fuori dai confini nazionali sono 250.000 e che, secondo stime, è di origine lombarda un terzo degli imprenditori italiani all’estero.

Le uniche province che hanno più di 100.000 emigrati sono Agrigento e Cosenza, che precedono Bari e Palermo (ciascuna con 90.000) e, quindi, Milano e Treviso (con circa 70.000).
Tra i comuni Milano (38.000) supera Roma (33.000), che però precede Torino (29.000), Napoli (28.000) e Genova (22.000). I numeri non sono molto elevati ma comunque significativi. Se poi si scende al livello di piccoli comuni, non mancano casi eclatanti. Se sul piano nazionale ogni 100 italiani rimasti in patria ve ne sono 5 all’estero, nel piccolo comune di Briga Alta (Cuneo) gli emigrati (55) uguagliano i residenti e ad Acquaviva Platani (Agrigento) gli emigrati (2.335) sono più del doppio dei residenti (1.102). In termini assoluti, il comune non capoluogo che conta il maggior numero di emigrati è Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento (8.786 persone).

È senz’altro fondato parlare di una collettività italiana allargata di 60 milioni e più di persone. Come si rileva da alcune precisazioni acquisite localmente, le persone di origine italiana sarebbero:
• 800.000 in Australia a fronte di 108.472 cittadini iscritti all’AIRE
• 1,3 milioni in Uruguay a fronte di 49.612 cittadini iscritti all’AIRE
• 15 milioni in Argentina a fronte di 404.330 cittadini iscritti all’AIRE
• 31 milioni in Brasile a fronte di 148.746 cittadini iscritti all’AIRE e, in particolare, a San Paolo la metà dei circa 15 milioni di abitanti avrebbe sangue italiano nelle vene
• 15,7 milioni negli Stati Uniti (187.621 cittadini residenti secondo l’AIRE), ma questa non è più una stima, bensì la risultanza del censimento del 2000.

(DAL RAPPORTO MIGRANTES – marzo 2007)


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