L’oggetto, nel suo essere cosa, appartenenza e segno significante.

Radici & Civiltà

RUNFOLA GIOACCHINO RUNFOLA GIOACCHINO Pubblicato il 09/02/2012
<b>L’oggetto, nel suo essere cosa, appartenenza e segno significante.</b>

L’oggetto, nel suo essere cosa, appartenenza e segno significante.



‘’L’OGGETTO, LA SUA CONSISTENZA FISICA, INVESTONO IL NOSTRO
SGUARDO CHE DEVE SAPER VEDERE E CAPIRE… ‘’

E’ da diversi anni ormai che si incomincia a trattare una sociologia e una semiologia degli oggetti:per accorgersi del fatto che il mondo degli oggetti che ci attornia ‘’ci parla’’ occorreva probabilmente che gli oggetti prendessero il sopravvento assoluto; occorreva dunque l’esposizione di una società dei consumi in cui la proposta di oggetti utili, continuamente rinnovatesi, costituisce un vero e proprio paesaggio, più intenso, più variato, più numeroso di quanto non sia quello naturale.
Sotto lo shock di questa ‘’popolazione di oggetti’’, ci si è avvicinati a quel linguaggio dell’oggetto che, se esiste, gli oggetti hanno sempre parlato sin dalla loro prima preistorica apparizione.

Dopo la loro necessaria classificazione, è altrettanto necessario individuare gli elementi pertinenti della lingua oggettuale, i’’tecnemi’’, il significato che gli oggetti veicolano, il modo in cui cambiano non solo di tratti morfologici, ma di senso.

Materialità, struttura formale, dinamica interna, funzione pratica, connotazioni emotive e ideologiche di vario tipo. Uno spesso strato di significazioni si addensa mutevolmente sull’oggetto, inserito in un sistema di relazioni significativi.

Mettere in luce le nervature di questo sistema degli oggetti significa comprendere il loro funzionamento non meccanico, ma sociale. Il sistema degli oggetti rimanda al sistema delle condotte, dei comportamenti umani e sociali, della sua antropologia e ideologia.

Così, gli etnoreperti - oggetti dell’ergologia o della cultura materiale agropastorale -, inesorabilmente scalzati e dispersi da un più aggiornato sistema oggettuale, là dove ciò avviene, sono chiamati a memorizzare il tempo e a significare una civiltà scomparsa, contadina e pastorale, richiedendo non un confronto, ma la presenza di un’identità nella differenza, il ritaglio di uno spazio del ricordo contro le fughe vertiginose del tempo.

Questi etnoreperti parlano, si interrogano e ci interrogano: chiedono di essere riconsiderati e indagati più in profondità nel presente che proviene dal passato e va nel futuro. Li accoglie l’apposito Museo che li ripropone, li giudica, offrendoli ai luoghi della memoria. Ne esplora significati e valori. Pur non contando un’esplicita valenza edonistico-estetica , appartenendo lo stesso etnoreperto alla cultura del fare e al sapere della mano, esso denota però una credibile disponibilità al dato immaginifico della creatività, al suo possibile trasferimento nel campo dell’arte, dell’arte contemporanea in particolar modo, senza che l’utilizzo dell’etnoreperto stesso o subisca in questo caso alcuna forma di violenza, di devianza ideologica.

In questo senso le mie cassette di arte antropologica sono e diventano il portato di una poetica e di un linguaggio espressivo del tutto compatibile e legittimo, giacché settori più avanzati delle neoavanguardie (Pop Arte, Noveaurealisme, Arte Povera, Nuova Oggettualità, etc.) hanno aperto la strada – a cominciare soprattutto dell’informale – a nuove e più ‘’trasgressive’’forme artistiche.

L’oggetto rurale del passato rivela così, un suo temporaneo estraneamento rispetto all’uso della sua provenienza, e transita, sosta nei luoghi dell’arte, offrendosi alla percezione di un nuovo e diverso contesto, non più di origine, ma di storno ideale e ideativo, secondo gli storici esempi offerti peraltro dal Dadaismo.

Così, l’artista come antropologo ha il compito di articolare un modello d’arte il cui scopo sarà quello di renderla soggettività vissuta e di non smarrirla nella nostra era tecnologica.


Francesco Carbone

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Note biografiche



Francesco Carbone è nato a Cirene (Libia) nel 1923, è morto a Palermo nel 1999. Ha vissuto e operato a Godrano e Palermo.

Si è anche occupato, come giornalista, dell’emigrazione italiana nel Sudamerica con articoli ed inchieste inviati in Argentina al Giornale L’Ora di Palermo ed altre testate siciliane.
A Buenos Aires è stato redattore del Correo de Los Italianos. In questo periodo ha anche pubblicato molti racconti.

Al ritorno dall’Argentina ha iniziato ad occuparsi su La Fiera Letteraria di arte e letteratura.

Ha fondato a Palermo, con Filippo Panseca, il Gruppo Temposud e poi, con Bartolomeo Manno, il Centro Ricerche Estetiche ‘’Nuova Presenza’’ e la rivista Presenzasud, dando un fondamendale impulso alla conoscenza e al dibattito in Sicilia delle più aggiornate avanguardie artistiche degli anni sessanta e settanta.

Ha fondato è diretto il Centro Studi, Ricerca e Documentazione GODRANOPOLI, che comprende: un Museo Etnoantropologico, una Pinacoteca d’Arte Moderna e Contemporanea, una Biblioteca di Storia e Cultura Siciliana, nonché una vasta pubblicistica a carattere interdisciplinare. Con le sezioni sperimentali: Movimento Comunità di Base Busambra e la redazione dell’omonimo ‘’Busambra’’, ha svolto un’intensa attività socioculturale e politica nel territorio. Oltre Godranopoli ha ordinato altri Musei dell’entroterra sicilano.

Ha partecipato, su invito, a tutte le edizioni del Convegno Internazionale Critici, artisti e studiosi d’Arte di Rimini, Verrucchio, San Marino. Hanno collaborato con Francesco i più autorevoli Critici, tra cui Giulio Carlo Argan. È stato docente di Correnti Artistiche Contemporanee ed’Avanguardia all’Accademia di Belle Arti di Palermo, dal 1985 al 1990.

Ha diretto l’Accademia di belle Arti Picasso di Palermo, dal 1995 al 1996.

Nella sua intensa attività di studioso ed operatore estetico ha partecipato ai più importanti dibattiti sull’Arte e critica dell’estetica avveniristica del nostro millennio, contribuendo alla sviluppo di nuovi traguardi verso una nuova spiritualità, coerente alla modernità negli archetipi del vissuto oggettuale come percetto pragmatico della quotidianità che ci avvolge, e quasi indifferentemente svolge lo sguardo al passato per vestirsi di luce futura.

Il suo contributo per il teatro è stato di carattere critico e teorico,Ha collaborato alle produzioni di Teatro Libero (1970), agli incontri organizzati, ai seminari e convegni studi sul teatro ed altre discipline artistiche dal teatro libero di Palermo (dal1974), e ad Incontroazione Teatro/festival e agli incontri internazionali dei gruppi sperimentali, sin dal 1970, nonché alle attività di animazione socio-culturale a Godrano.


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