La festa dei morti

Radici & Civiltà

TODARO GIOACCHINO TODARO GIOACCHINO Pubblicato il 13/03/2018
La festa dei morti

La festa dei morti

Per la festa dei Defunti,
detta anche “dei Cari Estinti”
e, per quelli più piccini
per  “ i Cari Morticini”,
compran tutti fiori e ceri
da portare al cimitero.

Vi è, dunque, un gran da fare
nel deporli ai propri cari:
in ogni via, ad ogni vicolo,
ove sorgono i loculi.
In quelli in abbandono
Il passante ne fa dono.

Un fiore, un cero, una preghiera
per onorare la memoria
di chi ci ha preceduti
nell’andare a nuova vita.

A mirar, qua e là, lo sguardo
affioran vivi i miei ricordi
e mi vengono alla mente
volti amici e conoscenti.

Penso, allora, proprio tanto,
che sia questo un Luogo Santo
e mi segno, con inchino,
al Mistero del Divino.

E’ un via vai di persone
accompagnate da bambini
che son curiosi di vedere
dove dorme il nonno caro
che, si dice, fa la spola
dalla tomba a su nel cielo.

Il nipote, che vede fare,
v’ a deporre pure un fiore
e, col cuore di chi spera,
innalza al cielo una preghiera:
“ Vieni pure nella notte,
tu lo sai dov’è il mio letto
e deponi, pian pianino,
il tuo bello regalino
e, così, appena  m’alzo,
mi sorprendo e ti ringrazio.

Or ti saluto, me ne vado,
perché chiude già il custode.
Statti bene, mio caro avo,
ci vediamo all’anno nuovo
e, se non t’arreca danno,
pensa pure al nuovo anno.

E giacchè ne ho bisogno,
dammi sempre il tuo sostegno:
che’  nel cielo stai a volare
in compagnia al Creatore!”

Quella notte avvien l’incanto:
i nonnini dan comando
ai  magici lumini,
come lampa d’Aladino,
di portare, pian pianino,
i regali ai nipotini.

Questa è nostra tradizione
che ci viene da lontano:
non facciamo confusione
con quel che non ci appartiene!


Gioacchino Todaro


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