UN AMORE, UN RIMPIANTO

Radici & Civiltà

LO BLUNDO CLAUDIA LO BLUNDO CLAUDIA Pubblicato il 17/11/2005
<b> UN AMORE,  UN RIMPIANTO </b>

UN AMORE, UN RIMPIANTO




    Mentre la processione funebre precedeva il feretro portato a spalla da parenti ed amici, erano stati sparsi molti fiori sul selciato della via principale del paese, quella che si snodava dalla piazza antistante la matrice.
    Lei assisteva al passaggio di quella folla, ferma sull’angolo della viuzza dove sorgeva la casa nella quale aveva abitato da sposa e che ora divideva con il figlio e la famiglia che lui aveva costituito.
    La nuora, con sincera premura, aveva tentato di convincerla a tornare a casa: il freddo invernale, lì fuori, poteva essere pericoloso per la sua salute dato che costringeva a letto anche i giovani!
    Lei, invece, si era intestardita ed era rimasta lì, sull’angolo della strada, appoggiata al bastone che non l’abbandonava da quando aveva avuto una brutta caduta circa dieci anni prima.
    " Capricci di anziani! ", aveva sentenziato la nuora, pensando alla seccatura di dover curare, in seguito, la suocera." Ma no! ", aveva giustificato il giovane figlio, " devi pensare che se ne è andato via un altro della sua epoca! "
    Lei non li ascoltava, chiusa nel suo dolore nascosto, ignorato dagli altri.
    Dentro quella bara non andava via soltanto "un altro" della sua generazione: andava via, per sempre, l’unico uomo che il suo cuore avesse veramente amato!
    Era stato un amore particolare: prima fatto di sguardi fuggitivi, poi di saluti indifferenti dinanzi alla gente, ed infine, dopo la reciproca promessa d’amore, c’era stato il distacco, seguito dal rammarico che si trascina ineluttabile nel tempo perché non si riesce a vedere, non esiste, una speranza di cambiamento: lei, a modo suo, aveva continuato ad amarlo!
    Come ignorava cosa fosse l’amore platonico, così non conosceva il nome della marcia funebre suonata dalla banda al seguito del feretro: cosa poteva importare a lei che si trattasse della Marcia Funebre di Chopin? Per lei era soltanto una nenia struggente che, pur se udita infinite altre volte, mai le aveva procurato tanta intima sofferenza: quella musica contribuiva a rendere più cocente il dolore, il distacco. Un lamento straziante per l’animo addolorato dal lutto!
    Perduta nella reazione di quelle note, non si rendeva conto che la bara, portata a spalla si avvicinava...stava per oltrepassarla...!
    " Annina, quando ritorno da militare ti sposo! ". Il suo volto bruno esprimeva la gioia per la promessa appena fatta.
    Lei, pur se felice, si schermiva ed intanto una sottilissima venatura di tristezza le attraversava il volto candido come il latte, contornato da capelli ondulati, color miele, morbidi come la seta, e sul quale brillavano i suoi occhi dorati : sarebbe stato impossibile sposarlo, ma pur di rimanere con lui non le sarebbe importato il matrimonio.
    " Non potete sposarmi, signoria, vostra madre non lo permetterà mai! ".
    Lui la prendeva per le mani, la faceva volteggiare sul campo infiorato dal tepore di maggio.
    " Ma quando la finirai di chiamarmi signoria, perché non mi chiami Ernesto, con il mio nome, come quando eravamo piccoli? "

    " Er-ne-sto! ", sillabava lei e lo guardava grata per la confidenza che lui le concedeva, " ma ormai non sono più una ragazzina! "
    " Tu mi vuoi bene? ", le domandava lui, felice, in attesa di una risposta alla sua promessa d’amore.

    " Si! ", rispondeva lei, ed abbassava lo sguardo intimidita della sua stessa audacia.

    " Ed allora, cosa temi? ".
    " Tu ...sei istruito, io no, come potrei starti vicina, finiresti col pentirti per avermi sposata!"
    " No, questo non accadrà mai; vedrai, io ti aiuterò e tu, con il tempo, imparerai! "

    Poggiata la testa sulla spalla di Ernesto, Annina proseguiva sconsolata:
    " Tua madre non darà il consenso, certamente lei vorrà farti sposare una ragazza più bella e più ricca di me! "
    " Mia madre? Oh no, vedrai, accetterà: lei desidera soltanto che io sia felice, ed io voglio sposare te, voglio dei figli che
    abbiano lo stesso colore dei tuoi occhi, lo stesso candore della tua pelle"
    L’abbracciava e la cullava, poi le carezzava il capo e con le dita seguiva il contorno dei suoi occhi.
    Annina, felice, volle comunicare la notizia ai propri genitori, ma loro furono contrari ed irremovibili, pensavano non fosse opportuno che, pur se brava e bella, la loro figlia sposasse Don Ernesto. Don Carmine, il padre del giovane, se fosse stato vivo, si sarebbe opposto a quelle nozze ed ora la madre di Don Ernesto si sarebbe opposta alle nozze di quell’ultimo figlio maschio, con una contadina.
    A nulla servirono le lacrime della figlia e quando questa, per avvalorare la propria protesta, disse che lei voleva bene ad Ernesto, il padre la chiamò "sfacciata" e poi le proibì di uscire da casa. Solo quando si trovò prigioniera del bene dei suoi genitori, Annina si rese conto di quanto Ernesto fosse importante per lei.
    Solo allora capì quanto le fosse necessaria la sua vicinanza!
    Ernesto, prima di partire per il servizio militare, fece giungere ad Annina un biglietto sul quale aveva scritto: " Se mi ami come io amo te, aspettami! "
    Lei lesse e rilesse centinaia di volte quella frase: i caratteri della scrittura di Ernesto si impressero nei suoi occhi, nel suo cuore!
    A volte, fantasticando, immaginava di essere vestita di bianco, in chiesa, vicina ad Ernesto, mentre il prete li univa in matrimonio:
    " Vuoi tu prendere..." e le sue labbra mormoravano:"Si".
    Poi, pur se arrossiva, nel timore di commettere peccato, pensava al numero dei figli che avrebbero avuto, lui ne voleva diversi e lei desiderava soltanto renderlo felice!
    Ed invece, come usava in quei tempi, si trovò, suo malgrado, coinvolta in uno di quei matrimoni combinati che, però, non per questo doveva essere infelici. Così pensavano i genitori di lei e le dicevano suadenti:

    " Totò è l’uomo che fa per te, è bravo, onesto, lavoratore; togliti certe idee impossibili dalla testa! "
    Tornato dal servizio militare Ernesto seppe che Annina non solo si era sposata ma era anche in attesa di un figlio!
    Avrebbe voluto parlarle per umiliarla, maltrattarla: aveva calpestato così il loro amore? Non aveva saputo aspettare il suo ritorno! Era proprio vero, le donne sono tutte ingrate, senza cuore, timorose soltanto di rimanere zitelle!
    Ed invece, chiuse nel proprio cuore il primo dolore d’amore e partì per la lontana America, nella speranza di dimenticare Annina e non, come spiegava agli amici, per migliorare il proprio patrimonio che, ormai, gli sembrava inutile.
    Annina, da parte sua, non ebbe alcuna possibilità di incontrarlo; ormai era sposata e certe forme dovevano essere salvate. Soltanto dopo la partenza di Ernesto prese coscienza di quanto aveva cercato di nascondere a se stessa in quei mesi per onestà nei confronti dell’uomo che aveva accettato di sposare: era partito per sempre l’uomo che avrebbe voluto accanto per tutta la vita. Di lui le rimanevano i ricordi felici che, ormai, sembravano remoti: chissà lui cosa avrebbe fatto, come sarebbe vissuto?
    Nel contempo si sentì tradita da lui che era andato via senza parlarle, senza chiederle una spiegazione:avrebbe accettato persino di essere rimproverata, umiliata, pur di avere la possibilità di parlargli almeno una volta per spiegargli che era stata costretta a sposarsi. Pensava che tale spiegazione avrebbe alleviato ad entrambi la sofferenza del distacco.

    Si sa che il tempo è un gran medico!
    Annina ebbe altri figli, visse la guerra e la sua giovinezza trascorse e passò senza concederle spazi per i ricordi o per rimpianti ai quali aveva vietato sin dall’inizio di affollare la sua mente.
    Se, raramente, giungevano notizie di Ernesto - sua madre era morta lì in paese - per Annina si riapriva quella ferita che sembrava guarita: di lui si diceva che fosse molto ricco. Poi seppe che si era sposato. Sposato! Ecco, ormai erano entrambi sposati! Quando seppe del suo ritorno, il cuore di Annina iniziò a battere senza controllo: l’avrebbe rivisto? - si chiedeva -, avrebbe fatto in modo di potergli parlare - fantasticava.
    Oramai i tempi erano cambiati e pensava che avrebbe potuto creare qualche opportunità per incontrarlo: finalmente gli avrebbe spiegato...!
    Temeva però che lui l’avesse dimenticata mentre, invece, lei...!
    Lo vide, per caso, al cimitero. Lo riconobbe in un rapido sguardo: la moglie americana stava al suo braccio, alta bionda, elegante nel suo tailleur grigio sul quale spiccava una vistosa spilla, sulle labbra un leggero trucco.
    Si vide brutta, sciatta nella sua gonna nera, con una pesante maglia bianca e nera, i capelli legati a crocchia sul capo, senza rossetto, riservato soltanto per occasioni particolari. Si sentì ferire nell’intimo del proprio cuore, invidiò quella donna che dava il braccio all’uomo che lei aveva sognato come proprio e la guardò imbarazzata, così, per non sentirsi sconfitta si strinse di più al braccio del marito.
    Ernesto la riconobbe nonostante il cambiamento degli anni ed il suo cuore iniziò a battere all’impazzata ; non aveva mai cessato di amarla ed il suo dolore, dopo la partenza, era aumentato quando, solo dopo le proprie nozze in America, aveva saputo che Annina si era sposata contro la propria volontà.
    Il proprio senso dell’onore gli aveva impedito di divorziare ma non aveva voluto mettere figli al mondo.
    Quando la vide al cimitero, in quel piovoso pomeriggio del due novembre, non riuscì ad avere alcuna reazione; mentre il suo volto rimaneva impassibile il suo pensiero camminava, volava...sognava!
    Come sarebbe stata diversa la vita se al proprio fianco avesse avuto Annina ! Sarebbe stata una vita contenta, serena, allietata da quei figli che, invece, Totò, il marito, aveva deposto nel grembo di lei!

    Temendo di leggere indifferenza sul volto di lei, al braccio del marito, distolse lo sguardo per non tradire la propria commozione; quando volle riguardare Annina non la vide più, era sparita, assorbita dalla folla.
    Lei fu felice, appagata per averlo, almeno, rivisto!
    In quel breve attimo aveva impresso nella propria mente e nel proprio cuore i particolari della sua persona: i capelli un po’ imbiancati, il volto sempre bello, bruno, anche se serio, del resto era al cimitero..., ed il vestito elegante; mentre il ricordo della moglie si scioglieva, svaniva come nuvola inconsistente, il ricordo di lui si ingigantiva nel tempo.
    Con il trascorrere degli anni, anche se ormai si guardava raramente allo specchio - perché ciò non si addice ad una anziana vedova - sapeva di essere tanto cambiata, invecchiata. La vecchiaia, tuttavia, aveva alcuni pregi e quello che le piaceva di più era la possibilità di stare sola, con i propri ricordi, senza timore che qualcuno la disturbasse per un consiglio, per un favore.
    Con il pensiero tornava al tempo in cui era giovane fanciulla e parlava, felice, con Ernesto, anche lui giovane...bello!
    Si pentiva, poi, dei pensieri sui quali aveva indugiato, del resto aveva avuto una vita come quella delle sue coetanee: né bella, né brutta.
    Tentava, quindi, di immaginare come sarebbe stato Ernesto, ora anche lui invecchiato e si rammaricava per non avergli potuto parlare! Erano trascorsi tanti anni e lui era rimasto laggiù: " Almeno lui, forse - sperava - sarà stato felice! Era destino che non dovessimo incontrarci più! "
    ALIGN=JUSTIFY>Qualche volta, bonariamente, invidiava i nipoti, la libertà dei loro rapporti tra giovani, la possibilità di incontrarsi, di scegliersi senza essere costretti a non farlo, dai loro genitori; poi si pentiva per questi sentimenti di invidia e diceva tra sé: " Meglio così, almeno non dovranno soffrire così come ho sofferto io! "

    " Mamma, oggi c’è il funerale di uno di qui che è morto in America."
    La voce del nipote aveva distolto Annina dai propri pensieri; senza che lei lo volesse, il suo cuore, sotto la sua pelle vecchia, dentro il suo corpo rimpicciolito, aveva iniziato a battere con la vivacità della giovane età.
    Aveva udito la domanda della nuora:
    " Chi è morto? "
    " Si chiamava Ernesto Faillo, aveva ottantasette anni, era andato in America molto giovane! "

    " Apparterrà alla casata dei Faillo, ormai sono tutti fuori; mamma, voi lo conoscevate? "

    " Nonna..."

    Adesso il cuore di Annina si è arrestato. Morto! Non ha più alcun senso continuare a pensare a sognare!
    La nuora credendo che la suocera non ricordasse chi era il defunto diceva al figlio: " Come vuoi che lo ricordi, chissà da quanti anni è emigrato in America! "
    Il feretro portato a spalla si fermò per un attimo proprio lì, di fronte ad Annina, uno dei portatori dovette farsi sostituire perché si era fatto male incespicando in una buca dell’asfalto.
    Annina ebbe la sensazione che fosse stato lui, Ernesto, a volersi fermare dinanzi a lei: appoggiata al proprio bastone, lo salutò con il segno della croce e quindi, perché lui solo potesse udirla, sussurrò:
    " Adesso finalmente saprai come sono andate le cose; saprai quanto ti ho amato, pur se da tanto lontano, pur se sono trascorsi tanti anni; ti ho aspettato inutilmente, tu non sei mai più tornato! "
    La banda riprendeva a suonare, i portatori iniziavano il cammino.
    Annina credette di vederlo, di udirlo:

    " Sono tornato qui per te! "
    Ed allora Annina comprese perché il suo Ernesto aveva voluto essere sepolto nel piccolo cimitero del loro paese natale.
    Capì che lui aveva sempre saputo che lei lo amava ed era tornato per poterle stare vicino nell’unico modo in cui era possibile, senza che fosse intaccata la serenità e la moralità di Annina.
    Lui aveva sempre pensato quel che Annina sognava e paventava; sapeva che lei non avrebbe mai accettato, serenamente, di abbandonare marito e figli per vivere con lui. Così, mentre Annina aveva vissuto il proprio destino in maniera quasi ineluttabile, Ernesto aveva scelto volontariamente di continuare a viverle lontano per non imporle dei dispiaceri che avrebbero intaccato, senza dubbio, il loro sentimento.
    Annina finalmente, con infinita tristezza, comprese tutto ciò e capì di non avere sofferto da sola.

    " Addio mio caro amore! "
    All’improvviso si sentì più vecchia, più bassa.
    " Non ho più pensieri ormai, posso solo sognare di rivederti in cielo per poterti finalmente parlare...spiegare...! "
    Caudia Lo Blundo





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