nelle curve di saracura

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 23/12/2005
<b>nelle curve di saracura</b>

nelle curve di saracura

Nei lunghi e caldi pomeriggi del nord di Minas Geraes, mia nonna tentava di insegnarmi a lavorare all'uncinetto. Le sue mani si movevano veloci, mentre tesseva veri ricami con un filo fine ed un ago con la punta curva, grosso come una capocchia di spillo.

Io morivo dalla noia ed usavo un ago ed un filo grosso, mentre ricamavo alcuni punti molto semplici nella stoffa di sacco bianco per stracci da cucina. Poiché continuavo a sbagliare, la nonna me lo faceva rifare, dicendomi che il punto era molto largo.

Feci qualche progresso e fui costretta a collaborare nei sette metri di ricamo delicato con filo fine che lei aveva pensato di fare per me come dote. E la premiata, in sottoveste, si lagnava che, pur continuando a tessere per ore ed ore, il lavoro non rendesse.

In uno di quei pomeriggi inventò una scusa che, pur essendo trascorso tanto tempo, non riesco dimenticare.
“Anche se il lavoro non rendeva, era utile per impiegare il tempo e non dipendere dagli altri nel caso fossi diventata vedova”.
Mi venne una gran voglia di ridere all'idea di diventare vedova e non riuscii a chiedere che piacere ci fosse a fare quel lavoro.

Judith, dalla cucina, annunciò che i biscotti fritti erano pronti per la colazione di mezzogiorno. (Che meraviglia! C'era una colazione più o meno verso le due e mezzo del pomeriggio, con tavola imbandita, con biscotti, brioches e con tutto ciò che si potesse desiderare.)

Anni più tardi, in un libro, trovai l'espressione "vedova da sfruttare" e solamente allora capii quello che la nonna aveva voluto dire.

Usava anche un'altra espressione: "Quella ragazza ha bisogno di imparare a ricamare e cucire per coltivare un interesse. Certo è che io sono stata educata ai lavori all’uncinetto, lavoro a maglia, ricami, sebbene fossi contraria a tutte le arti che mia madre e lei tentavano che io imparassi.

Per dire la verità io preferivo leggere ma, coltivai lo stesso il gusto per l'arte del ricamo.

Ora, io non sto facendo quasi nulla. Mi ruppi il dito mignolo correndo dietro una gallina che a tutti i costi voleva mangiare il mio progetto di orto là nella Curva di Saracura, dove scorreva, in una zona arida, un ruscello di acqua fresca con il letto di grosse pietre che facevano male ai piedi.

Ad un certo punto il computer entrò nella mia vita.
Mi ero fatta male ad un ginocchio (quella volta stavo facendo le pulizie) e fui costretta a rimanere a riposo. Così, invogliata da mio fratello, dopo poche lezioni, cominciai ad usarlo un pò tra le risate e le derisioni di mia figlia e di mio nipote.

Quando minacciarono di gettare il "computer" dal terrazzo del mio nono piano (più violento rispetto a João Ubaldo Ribeiro, che voleva gettare il suo dal quarto piano).

Ma il computer stava conquistandomi e...oggi passo buona parte del mio tempo di fronte allo schermo e, in un certo modo, lavoro con le e-mail che spedisco agli amici virtuali. Leggo, sento musica e conosco le novità, ben quieta nel mio cantuccio, senza "dipendere”.

Nella curva di Saracura, in questo spazio virtuale c’è una parte della persona che è la Madre D`acqua.

di Yara Moura

Traduzione dal Portoghese di Salvatore Inguaggiato



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