"Sicilia e Tunisia..."

Radici & Civiltà

SILVESTRI GIOVANNI SILVESTRI GIOVANNI Pubblicato il 25/01/2007
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"Sicilia e Tunisia..."

Recensione del libro di BORRUSO Andrea, SIVIGLIA Ina, PACINI Andrea Sicilia e Tunisia nell’area geografico–culturale del Mediterraneo. Per una Convivialità delle differenze, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta 2006.



Il volume raccoglie gli Atti di un Convegno di Studi realizzato a Palermo (30–31 maggio 2003), frutto della collaborazione tra la Facoltà Teologica di Sicilia e l’Università Ez–Zitonuna di Tunisi.

Primo di una collaborazione che mira ad altri traguardi e ad altri fecondi interscambi, il Convegno si è rivelato un significativo evento interculturale. Nei rapporti tra i due centri universitari è stato poi un interessante punto di arrivo perché “l’iter che ha permesso la celebrazione di questo primo convegno è stato fitto di incontri preparatori, all’insegna dell’ascolto, dell’intesa e della fiducia reciproca”(p. 5), che si sono conclusi con un accordo protocollare nel quale, dai due centri accademici di Palermo e di Tunisi, viene fortemente auspicato e previsto un futuro di relazioni culturali di rilievo: scambi di riviste, scambi culturali tra studenti delle due università, organizzazione di seminari e di attività accademiche comuni.

Una concordante visione geo–politica, culturale e religiosa, sta naturalmente alla base dell’accordo protocollare e del Convegno da esso reso possibile: una visione, cioè, che guarda ai rapporti stretti fra Sicilia e Tunisia nell’ampio quadro di riferimento rappresentato dall’area del Mediterraneo, luogo storico millenario e fecondo di incontri, di scambi, di reciproche acculturazioni tra le due sponde, seppure non sono mancate, spesso, inevitabili frizioni, conflittualità culturali e anche religiose.

La Sicilia, da parte sua, non può ovviamente dimenticare di essere stata palcoscenico straordinario e privilegiato di molteplici e arricchenti scambi economici, politici, culturali, religiosi già dagli albori dell’espansione islamica in tutta l’area del Mediterraneo (ultimi secoli del primo millennio d.C.), né di essere ancora portatrice–debitrice di ricche e originalissime sedimentazioni culturali che la cultura arabo–islamica ha seminato a piene mani nei solchi della nostra terra, anche se spesso nelle forme e inevitabilmente nelle contraddizioni tipiche del «dominio politico» ed anche «religioso».

L’andamento del Convegno, anche nelle tematiche in esso affrontate – Andrea Borruso, L’Islam et la Sicile e Mounir Ruis, Immagini della vita culturale e scientifica nella Sicilia islamica – hanno voluto mettere in evidenza, senza tacerne tuttavia la problematicità, i legami storici profondi tra le due sponde del Mediterraneo.

Uno sguardo sui legami tra Sicilia e Tunisia nell’ottica attuale, determinata soprattutto dal consistente afflusso di immigrazione tunisina, è affrontato dalle relazioni di Andrea Pacini, Gli immigrati mussulmani in Sicilia e della sociologa tunisina Ikbal Garbi, L’Islam trasplanté en Sicilie: rupture au continuité. La complessa e, per alcuni aspetti, attualissima problematica riguardante l’apporto etico–religioso–pedagogico ai valori dell’uomo, all’affermazione dei diritti umani, al rispetto e alla promozione della donna, alla pace e alla tolleranza, viene discussa e approfondita dalle relazioni del teologo Salvatore Privitera, Il contributo dell’etica nella promozione dell’uomo e della pace di Rida Azzour, Le role de l’éducation dans le perfectionnement de l’homme e de la paix, di Ina Siviglia, Il ruolo della fede nella difesa e nella promozione della dignità uomo–donna.

Tematiche, poi, che entrano nel dibattito particolarmente scottante della natura delle fede religiosa, del complesso e difficile rapporto interreligioso e, nello specifico, delle difficoltà e delle sfide poste dal dialogo islamo–cristiano, sono rispettivamente affrontate da Mohamed Lazar Bey, La fede quale significato quale via, quale effetto, dal curatore degli Atti Marcello di Tora, Il cammino del dialogo interreligioso, da Ahmed Mechergui, Il futuro del dialogo islamico–cristiano.

Le relazioni del Convegno – che, come riconosce il curatore stesso del volume, ha voluto essere solo “inizio di un intenso e proficuo rapporto di scambi carico di speranze e di attese per il futuro del dialogo interreligioso” (pag. 5) – presentano conclusioni e riflessioni aperte.

Pur nella lucidità di analisi e approfondimenti che si nutrono del ricco e complesso rapporto del passato, tra Sicilia e culture e paesi arabo–islamici, gli Atti del Convegno, da una parte, segnalano i difficili nodi e i problemi di oggi; dall’altra, i contributi vogliono indicare prospettive future di dialogo; tracciare percorsi e itinerari possibili di ricerca comune, di dialogo e di conoscenza reciproca; individuare ambiti di approfondimento e di confronto culturale e religioso.

Le attuali, riemergenti difficoltà tra Oriente ed Occidente, fra cristiani e mussulmani – purtroppo rese ancor più complesse e drammatiche dal fenomeno del terrorismo internazionale e da maldestre ipotesi avanzate sull’inevitabilità di uno scontro di civiltà o su pretestuose assolute incompatibilità di culture e di religioni – rendono apprezzabilissimo l’esito di un Convegno che ha voluto contribuire a fare del Mediterraneo, com’è necessario, un grande lago di sponde amiche piuttosto che un mare infido e pericoloso; una grande via di incontro, di scambio, di comunicazione tra Oriente e Occidente, piuttosto che un barriera invalicabile di intolleranza e di chiusura; un ponte di interscambi e di arricchimenti reciproci piuttosto che un muraglia d’acqua avvelenata e mortifera.

E’ inscritto nella natura stessa delle culture e nell’essenza delle religioni, se non guastate da disumane ideologie e da interessi degeneri estranei, un approccio rispettoso all’alterità culturale o religiosa in quanto tale. E è inscritto nella loro natura – se gravi distorsioni derivanti da contrasti geopolitici o da volontà di dominio imperialistico, politico o economico o militare, ecc., non intervenissero a orientarle altrimenti – non chiudersi in aprioristiche difese veritative o in corazze dogmatiche e assolutistiche, pena l’auto–rinnegamento e la propria condanna all’atrofia. Solo imperdonabili equivoci – mentali, storici, ideologici, ecc. – possono perciò trasformare le culture e le religioni in luoghi di intransigenza e di intolleranza, facendole alleate attive o passive di volontà di predominio e di intransigenze fondamentalistiche.

Se, dunque, dialogo e comprensione sono non solo possibilità e risorse positive per un futuro dell’uomo e del pianeta nel quale viviamo, ma l’imperativo stesso delle culture e delle religioni in quanto tali e, anzi, l’imperativo degli uomini in quanto uomini, il volume che presentiamo raccoglie stimolanti riflessioni che contribuiscono attivamente a de–ideologizzare il confronto, a illuminare un dibattito reso spesso inestricabile da visioni mistificate e ideologiche, a disarmare ed esorcizzare armature mentali e immaginari collettivi che si nutrono spesso di paure irrazionali, di ossessioni nevrotiche e di fantasmi minacciosi; soprattutto, a promuovere un dialogo fecondo, promettente di ulteriori sviluppi, tra due sponde che la storia, sia pure con alterne vicende, ha tenute sempre, non solo geograficamente, vicine e amiche.


Giovanni Silvestri


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