" LA LAVANNARA "

Radici & Civiltà

CONCIALDI RINO CONCIALDI RINO Pubblicato il 06/02/2007
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" LA LAVANNARA "



La ”lavannara” non c'è più perché, con lo sviluppo tecnologico, è stata sostituita dalla lavatrice elettrica, ma in molte case è rimasta in ricordo l'antica ”pila”.

Continuando nella carrellata di presentazione dei lavori di un tempo, questa volta parleremo di una figura che, per svolgere al meglio il compito affidatole, ci metteva anima e corpo. Si tratta della ”lavannara”, colei cioè che si recava a casa delle persone per lavare i panni dietro un modesto compenso in denaro o in natura. Si trattava di un lavoro abbastanza pesante che impegnava principalmente le mani ed i polsi. Ma la fatica si sentiva in tutto il corpo.

Coloro che se lo potevano permettere, quando avevano i panni da lavare chiamavano la lavandaia - proviamo a raffinarne il nome! - la quale si recava a domicilio. Dopo avere sistemato la pila di legno, ad una o a due ”balàte”, passava alle varie fasi del lavaggio.

Prima di iniziare il lavoro vero e proprio, il giorno antecedente si provvedeva a mettere nella pila acqua e cenere al fine di ” 'nfurzari “ la pila, cioè far gonfiare il legno onde evitare che la stessa perdesse tutta l'acqua.

Fatto ciò si passava alle varie fasi. Ammollo, prima e seconda insaponata, quindi lavata e ”stricata”, ”liscìa”, sciacquo, ”azzuolu” e torcitura. A volte, oltre al compenso in denaro, alla lavandaia veniva offerto anche da mangiare.

Molte erano coloro che facevano questo lavoro. In realtà ne ricordo tante. Ma in particolare mi sono rimaste impresse nella mente le sorelle ”Cuosima” e “Petra” dette le ”Zimarre”, chiamate così perché forse di cognome si chiamavano Zimbardo.

Lavoro alquanto duro, dicevamo, ma la stanchezza veniva ripagata nel vendere il candore della biancheria: ”valìa la pena, ma li linzola vinniru belli sciacquati”.
E se una volta i panni li lavava la ”la lavannara”, ora grazie alla lavatrice i panni sporchi si lavano in famiglia. Per rimanere in tema vi voglio ricordare un proverbio siciliano: ”A bona lavannara nun manca petra”, che tradotto sta per Chi ha volontà cerca i mezzi.



Rino Concialdi


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