CARNEVALE

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CONCIALDI RINO CONCIALDI RINO Pubblicato il 06/02/2007
<b>CARNEVALE</b>

CARNEVALE



Il termine Carnevale è una parola composta da carnem levare, togliere cioè la carne, e designava, in origine, il giorno precedente l'inizio della Quaresima in cui era obbligatorio astenersi dalle carni. Il carnevale, come del resto tutti sappiamo, è un periodo dell'anno formato da quattro settimane che precedono il mercoledì delle ceneri. Oltre alle quattro domeniche vissute all'insegna del gran divertimento, vengono pure festeggiati il giovedì delle "comari", il giovedì grasso e il martedì di ”lu picuraru”, ultimo giorno di carnevale.

Anni fa, questo periodo era vissuto con tanta allegria, si ballava in ogni casa, non importava se era grande o piccola. Si faceva tanta baldoria per le strade con folti gruppi di persone che giravano per le vie del paese vestite in costume e con una maschera sul viso per non essere riconosciute.

Importantissimo era il giovedì delle comari per le grandi ”mangiate” tra ”comari” e ”compari”, per i balli sino alle prime luci dell'alba, per il girovagare in maschera accompagnati dal ”bastoniere”, figura rilevante che aveva il compito di attingere informazioni anche dagli altri gruppi di maschere su eventuali altre feste carnevalesche organizzate in paese. Questa. infatti, era la domanda di rito: ”A tia ci nnè suoni? ”

Balli e vestizioni in maschera erano sempre coronate da ”zitaggi e traccheggi”.
Anche il martedì di ”lu picuraru” era simile al giovedì delle comari, solo però che a mezzanotte, al suono dell'agonia - che stava a significare che il carnevale era morto - si smetteva di ballare perché era in arrivo la quaresima e il periodo di gioia sfrenata cedeva il passo al periodo di penitenza disciplinata.

C'è da ricordare, inoltre, che durante l'ultimo giorno di carnevale si svolgeva ”la Carnilivarata” , ossia il testamento che re carnevale lasciava ad alcuni personaggi più in vista nel paese. Un gruppo di persone - sempre vestite in maschera - girava per le case dove si svolgevano le feste da ballo; tirato fuori tutto l'occorrente si dava inizio alla ”carnilivarata”.

Mentre in altri posti il carnevale è ancora vissuto intensamente, anzi addirittura ogni anno che passa prende sempre più piede, creando cose nuove, ad Alia tutto ciò che è tradizione o festa popolare tende a svanire.
Ci saranno problemi di salute, di famiglia, o anche economici, ma è pur vero che quei pochi che in paese siamo rimasti diventiamo sempre più apatici, assenti da qualsiasi cosa seria o allegra che sia; insomma, come dice il motto: ”Nè muorti ci fannu chiànciri e mancu ziti ci fannu arridiri”

Avevamo iniziato tempo fa anche noi a festeggiare il carnevale con sfilata di carri allegorici con gruppi mascherati, ma per motivi vari tali manifestazioni non hanno avuto seguito. Certo non erano cose fatte alla grande, ma facevano un certo effetto; si faceva baldoria, ci si divertiva, si sentiva che nell'aria c'era festa di carnevale.

Oggi, mentre gli altri continuano a divertirsi, ad Alia del carnevale è rimasto un vago ricordo. Non si fanno feste da ballo in famiglia per non rovinare le ceramiche e poi c'è lo stress, i problemi non mancano e così ognuno, rintanato nella propria casa davanti a sua eccellenza il televisore, si dimentica del carnevale come momento d'incontro, di dialogo e di svago..



Rino Concialdi


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