ALIA, tra sogno e realtà.

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 07/10/2008
<b>ALIA,  tra sogno e realtà.</b>

ALIA, tra sogno e realtà.

L’attaccamento affettivo a questo paese suppongo che vada oltre i 3975 abitanti ivi residenti; esso appartiene anche a centinaia di migliaia di aliesi e oriundi aliesi sparsi per l’Italia e per il mondo.
Chi se ne è andato via per vivere altrove ha sempre in mente Alia, ricordandone, con grande benevolenza e nostalgia, le sue diverse caratteristiche: l’aspetto del territorio (la campagna, le strade, le case, le chiese..), le attività lavorative, legate sia all’agricoltura e alla pastorizia che all’artigianato, le tradizioni sociali e religiose, le fisionomie di parenti, conoscenti o semplicemente di residenti sconosciuti.
Ci si ricorda perfino degli odori: l’odore del mosto nel periodo della vendemmia; l’dore della salsa di pomodoro, preparata per essere conservata per tutto l’anno; l’odore intenso dei fiori e di alcune erbe spontanee, nel periodo primaverile; l’odore delle stoppie, nella campagna dove è stato mietuto il grano; e poi tutti gli altri odori delle specialità gastronomiche, che passando per le vie si potevano e forse ancora si possono sentire.

Ci si ricorda di come si lavorava, di come ci si vestiva, di come e cosa si mangiava, di come si passava il tempo libero, di come si cresceva e si passavano le stagioni della vita. Ci si ricorda dei diversi ruoli giocati dall’uomo e dalla donna in contesti familiari e sociali.
Viene in mente, così, un profilo di fisicità territoriale e di vita comunitaria che accompagna vita natural durante soprattutto chi, per vari motivi, è lontano dal “paesello”.

Non fanno parte di questo vagheggiamento gli aspetti negativi presenti in ogni località e comunità:
pur riaffioranti nella memoria, si cerca di respingerli in un cantuccio in modo da non rovinare l’idillio.
Di una volta,si ricordano, per esempio,la cattiva manutenzione viaria dell’ambiente paesano; l’annoso problema delle discariche con i cosiddetti ”fumazzara” , che inondavano di fumo acre di sterco il centro abitato; la penuria dell'acqua potabile, razionata a giorni e ad ore; la suddivisione della popolazione in caste chiuse, rapportate al censo, che di fatto negavano una equiparazione della dignità personale tra la popolazione; la malignità, la cattiveria, la prepotenza e l’invidia di alcuni soggetti nei riguardi del prossimo; le ristrettezze economiche di alcuni gruppi sociali tali, talvolta, da rasentare la miseria e da costringere all’espatrio, ecc.. Questo ed altro ancora è ciò che resta fuori, come bruttura, dalla bellezza del vagheggiamento del proprio paese natìo. Tutti ci vorrebbero tornare per evocare il fascino del tempo passato, ma pochi di loro, dopo aver conosciuto ed apprezzato altre località italiane ed estere, vorrebbero restarci a vivere sia per motivi personali sia per la particolarità dell'ambiente...

Nel tempo, nell’arco di 50 anni, molte cose sono cambiate: gli Aliesi residenti sono drasticamente diminuiti a causa della forte emigrazione delle forze lavoro, ma il paese si è rifatto il look con le loro rimesse, soprattutto: case rimesse a nuovo fuori e dentro (dove nulla manca in fatto di mobili e di elettrodomestici); con interventi pubblici, sono state sistemate discretamente le strade, molte di esse carrozzabili; è sorta qualche associazione sportiva, funziona una biblioteca comunale, esiste un museo che raccoglie antichi utensili e attrezzature relativi alle principali attività lavorative di una volta ( Agricoltura e Artigianato); esiste una associazione di volontariato per il pronto soccorso sanitario e la protezione civile; esistono scuole statali fino al grado superiore; esiste una discreta attività commerciale, come il consumismo imperante richiede in un contesto di 3795 anime; esistono attrezzature sportive (piscina, campi da calcio e da tennis); si è diffusa l’attività informatica nelle sedi istituzionali e tra i privati. Insomma, passo dopo passo, l’abilità degli Aliesi, come piccoli imprenditori, e l’impegno delle varie Amministrazioni Comunali, susseguitesi nel tempo, sono riuscite ad adeguare lo sviluppo di Alia a quello degli altri paesi siciliani viciniori con l’unica costante comune di un tirare a campà, che non soddisfa i giovani che vanno a cercare fortuna lontano.

Agli Aliesi che hanno lasciato il loro paese tanto tempo fa e che non vi sono ancora ritornati, nel raccontarlo, si può dire che, in veste nuova, il paese è, grosso modo, sempre quello di prima , si tira avanti ma senza troppo entusiasmo ad impegnarsi in un cambiamento della realtà economica e produttiva locale.
Si può dire loro anche, pur essendo aumentato il grado di istruzione superiore ed universitario tra i giovani,
che gli Aliesi hanno mantenuto nel tempo le caratteristiche di individualismo litigioso, soprattutto nelle istituzioni pubbliche, dove c’è, da parte di qualcuno, poca disponibilità all’ascolto, all’umiltà e alla riconoscenza.

E a proposito di riconoscenza, si può dire loro che un sito web, di nome assarca, nato ad Alia 5 anni fa con vocazione di volontariato no profit ed attivo nello svolgimento di un’opera di informazione, volutamente obiettiva, e di una divulgazione culturale, non sia mai stato tenuto nella giusta considerazione da chi svolge un’attività amministrativo-politica a livello locale. E pensare che si tratta di attività socializzante e di identificazione culturale non di poco conto.

Silenziosamente si rivelano invece riconoscenti tutti gli utenti, ormai numerosissimi, che si collegano a questo sito sia da Alia che da ogni parte del mondo per tenere ben saldo quel legame ideale di nostalgico ricordo e di curiosa attenzione a tutto ciò che succede oggi giorno nel loro paese.

Circa tre anni fa, ho aderito liberamente e con entusiasmo a questa iniziativa di diffusione telematica, curando, all’interno del sito di Assarca, una rubrìca di divulgazione culturale, che è l’orgoglio della mia terza età e del mio essere aliese a servizio degli Aliesi. L’unica ricompensa a questo mio lavoro di editorìa è constatare con soddisfazione che giornalmente ci sono utenti che consultano migliaia di pagine della mia rubrìca “Sportello delle civiltà”.
Ora, in base alla recente comunicazione del WebMaster, Enrico Ticli, apparsa nella homepage del suo sito, sembra che questa attività di pubblicazione si debba concludere entro il corrente anno. Confesso che mi dispiace molto, perché, tra l’altro, si dà un taglio netto alla mia disponibilità di servizio verso gli utenti aliesi e non, concretizzato nell’attività di editorìa culturale fin qui svolta (440 documenti pubblicati).
Posso immaginare e condividere le motivazioni che hanno spinto il WebMaster a prendere una decisione così grave, ma “chiudere i battenti” vorrebbe significare darla vinta a qualcuno o a qualche gruppo di Aliesi che, pur da istruiti e da professionisti, disconoscono la grande vitalità del sito Assarca, visitato da migliaia di persone al giorno per le quali esso svolge un servizio di informazione locale e di divulgazione culturale al quale è ormai difficile rinunciare.

E’ opportuno informare chi non lo sapesse e ricordare a chi l’avesse dimenticato che il sito suddetto, di Enrico Ticli, da lui fondato e gestito tecnicamente, si regge sull’attività di volontariato di un gruppo di persone che non aspirano a nulla se non ad un giusto riconoscimento simbolico del loro lavoro da parte di chi ne usufruisce, persona privata o Ente pubblico che sia; talvolta basta un gesto, una parola di incoraggiamento, un atteggiamento di correttezza.


Enrico, ripensaci!


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