Emigrazione: Note storiche per non dimenticare (6^ parte)

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 02/10/2009
<b>Emigrazione: Note storiche per non dimenticare</b> (6^ parte)

Emigrazione: Note storiche per non dimenticare (6^ parte)

Questo dossier, pubblicato da www.italiaestera.net (Il giornale degli Italiani nel mondo), è stato suddiviso per comodità di consultazione nelle seguenti altre parti, in aggiunta alla sesta qui pubblicata:

L’attuale presenza italiana nel mondo

Chi sono, da dove vengono, come vivono gli italiani all’estero

Gli italiani all’estero: solo persone di successo?

I “pionieri” dell’emigrazione

I nuovi migranti

L’economia globalizzata e il ruolo degli italiani all’estero

Per un nuovo legame culturale a livello transnazionale

Cittadinanza, partecipazione, tutela sociale e associazionismo







Le seconde, le terze e le quarte generazioni

Per seconde, terze o anche quarte generazioni si intendono i figli, nati sul posto, e i discendenti degli italiani emigrati all’estero, giovani e meno giovani, che a volte conservano e altre volte no il loro status di cittadini italiani e per i quali si pone il senso d’appartenenza all’Italia. Il 28% del totale dei registrati all’AIRE lo è in qualità di “discendente di migrante nato all’estero”.
Le origini italiane sono variamente percepite e vissute da questi figli dell’emigrazione, in continuità o meno rispetto alle loro aspettative e ai loro progetti di inserimento sul posto. Le radici italiane a volte vengono trascurate, a volte vissute solo nel privato-familiare, altre ancora testardamente recuperate e affermate attraverso lo studio della lingua e la riscoperta del mondo culturale italiano (arte, storia, cinema, teatro), e la rivalutazione dei prodotti tipici del made in Italy.

In America Latina, inoltre, a seguito delle più o meno recenti crisi socio-economiche, sono sempre più numerosi i giovani d’origine italiana che tentano di emanciparsi dalle difficoltà dei loro paesi di residenza ripercorrendo a ritroso il viaggio dei padri, vale a dire, in primo luogo, richiedendo la cittadinanza italiana. Il recupero della loro appartenenza all’italianità si lega quindi, in primo luogo, alla concessione di un passaporto UE che permetta di avere accesso al mercato occupazionale italiano ed europeo e non sempre al desiderio di riappropriarsi delle proprie radici, come confermano i risultati di un sondaggio condotto dal CEMLA - Centro de Estudios Migratorios Latino-Americanos di Buenos Aires.

Questa adesione utilitaristica degli oriundi all’italianità si rende evidente anche all’interno della vastissima rete associativa creata dai nostri connazionali all’estero. I giovani spesso sono poco interessati a un mondo associativo legato ad attività tradizionali, incentrate sul recupero e il mantenimento della memoria e delle tradizioni dei luoghi d’origine, dei quali chi è nato all’estero conosce ben poco. Maggiore interesse suscita, invece, la possibilità di partecipare a corsi di formazione professionale, di orientamento al mercato e di approfondimento dell’italiano commerciale.
È difficile, oggi, individuare luoghi d’aggregazione capaci di raccogliere e rappresentare l’insieme degli italiani all’estero: i pionieri dell’emigrazione restano distinti dai loro figli e dai loro nipoti. Un compito, tutt’altro che trascurabile, della politica migratoria consiste nel riuscire a dare una risposta soddisfacente a queste nuove generazioni.

(DAL RAPPORTO MIGRANTES – marzo 2007)
 


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