SIEDITI ACCANTO A ME
Sabato 30 giugno 2012 è stata presentata l’opera prima “SIEDITI ACCANTO A ME” della nostra concittadina Anna Siragusa alla presenza di un folto pubblico, del Dott. Guido Vinci, assessore alla Cultura, del Dott. Francesco Todaro, Sindaco del Comune di Alia che ha patrocinato l’evento, con la collaborazione e il supporto di IT ALIA Gente e terra di Sicilia.
Ne ha parlato con l’autrice la poetessa Francesca Albergamo.
Qui di seguito ne pubblichiamo la recensione fatta da quest'ultima, molto apprezzata dall’autrice, sulla quale ambedue si sono confrontate rivelando altri aspetti dell’opera.
"E’ un libro questo che esprime fino in fondo la metafora della vita, in tutte le sue sfaccettature; vista, in questo caso, dagli occhi di chi nasce in una condizione di estrema povertà e di degrado sociale e umano, posto che non necessariamente le due condizioni vanno sempre di pari passo nella vita reale.
Ma la storia di Sara, partendo proprio da questo dualismo, si snoda poi attraverso tutte le conseguenti reazioni concatenate.
Quindi, la vita di Sara che, per destino, ma anche per volontà della madre, prende un altro corso rispetto a quello a cui pareva destinata, non la preserva però da sperimentare tutto ciò che rappresenta quasi l’intero campionario umano. Soprattutto tutto quello che definisce il rapporto con gli altri, il confronto, l’accettazione degli eventi (anche quelli che spesso rifiutiamo), gli incontri, la scoperta, l’illusione e la disillusione, l’amore e il suo contrario, il dolore improvviso e tragico proprio per la sua innaturalità, l’attesa, la scelta e finalmente la crescita.
Ma sarà proprio quel percorso sufficientemente lungo, ma sicuramente solo a metà della vita, certamente colmo già di eventi brutali e pregnanti, che porterà Sara a compiere una rivoluzione interiore che coinvolgerà anche la sua visione della vita.
Sara, proprio per la sua condizione iniziale, cresce strutturando in se l’idea che nella vita sia tutto bianco o nero. Ferma e categorica, persino fin troppo intransigente, ella non scende a patti né a compromessi. Non accetta l’idea che esistano anche le sfumature delicate e i colori a tinte forti. Anche quando li percepisce, lei li ignora.
Quel tratto della sua vita, durante il quale la lotta a volte è impari, altre volte è rivelatrice, invece, le permetterà di comprendere che la vita non può essere ignorata negli aspetti che più ci turbano e ci feriscono.
Essa va accettata tutta per intero anche quando vorremmo fuggire.
E Sara prima fugge dagli eventi che la coinvolgono, poi ritorna indietro, riacciuffa quegli eventi, li ricompone e regala ad essi la dignità che meritano, anche a quelli che ha odiato di più e che l’hanno mortalmente ferita; consapevole finalmente che il senso profondo degli eventi della vita sta proprio nella piena contestualizzazione di essi e nell’accettazione delle ragioni implicite.
L’autrice attraverso la storia di Sara ci dice che ogni aspetto della vita, uguale e contrario, non è mai come lo vediamo, esso nasconde anfratti che solo il profondo rispetto e l’amore per l’umanità può rivelare e può condurre ad un mutamento reale e liberatorio."
Ne ha parlato con l’autrice la poetessa Francesca Albergamo.
Qui di seguito ne pubblichiamo la recensione fatta da quest'ultima, molto apprezzata dall’autrice, sulla quale ambedue si sono confrontate rivelando altri aspetti dell’opera.
"E’ un libro questo che esprime fino in fondo la metafora della vita, in tutte le sue sfaccettature; vista, in questo caso, dagli occhi di chi nasce in una condizione di estrema povertà e di degrado sociale e umano, posto che non necessariamente le due condizioni vanno sempre di pari passo nella vita reale.
Ma la storia di Sara, partendo proprio da questo dualismo, si snoda poi attraverso tutte le conseguenti reazioni concatenate.
Quindi, la vita di Sara che, per destino, ma anche per volontà della madre, prende un altro corso rispetto a quello a cui pareva destinata, non la preserva però da sperimentare tutto ciò che rappresenta quasi l’intero campionario umano. Soprattutto tutto quello che definisce il rapporto con gli altri, il confronto, l’accettazione degli eventi (anche quelli che spesso rifiutiamo), gli incontri, la scoperta, l’illusione e la disillusione, l’amore e il suo contrario, il dolore improvviso e tragico proprio per la sua innaturalità, l’attesa, la scelta e finalmente la crescita.
Ma sarà proprio quel percorso sufficientemente lungo, ma sicuramente solo a metà della vita, certamente colmo già di eventi brutali e pregnanti, che porterà Sara a compiere una rivoluzione interiore che coinvolgerà anche la sua visione della vita.
Sara, proprio per la sua condizione iniziale, cresce strutturando in se l’idea che nella vita sia tutto bianco o nero. Ferma e categorica, persino fin troppo intransigente, ella non scende a patti né a compromessi. Non accetta l’idea che esistano anche le sfumature delicate e i colori a tinte forti. Anche quando li percepisce, lei li ignora.
Quel tratto della sua vita, durante il quale la lotta a volte è impari, altre volte è rivelatrice, invece, le permetterà di comprendere che la vita non può essere ignorata negli aspetti che più ci turbano e ci feriscono.
Essa va accettata tutta per intero anche quando vorremmo fuggire.
E Sara prima fugge dagli eventi che la coinvolgono, poi ritorna indietro, riacciuffa quegli eventi, li ricompone e regala ad essi la dignità che meritano, anche a quelli che ha odiato di più e che l’hanno mortalmente ferita; consapevole finalmente che il senso profondo degli eventi della vita sta proprio nella piena contestualizzazione di essi e nell’accettazione delle ragioni implicite.
L’autrice attraverso la storia di Sara ci dice che ogni aspetto della vita, uguale e contrario, non è mai come lo vediamo, esso nasconde anfratti che solo il profondo rispetto e l’amore per l’umanità può rivelare e può condurre ad un mutamento reale e liberatorio."
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