LA BASILICA DELLA MADONNA APARECIDA

Radici & Civiltà

INGUAGGIATO SALVATORE INGUAGGIATO SALVATORE Pubblicato il 03/09/2005
LA BASILICA DELLA MADONNA <b>APARECIDA</b>

LA BASILICA DELLA MADONNA APARECIDA








C’è il Brasile delle bianche spiagge, del sole, del football e della samba.
C’è il Brasile delle foreste della terra riarsa, delle città sovraffollate, dei villaggi deserti e delle favelas senza fine.
È c’è il Brasile dai posti suggestivi densi di mistero e di pace in cui il popolo brasiliano riconosce, nelle vie del culto, il senso dell’esistenza. E guarda al pellegrinaggio come ad un percorso di spiritualità e di preghiera. Questa la ragione di fondo che spinge la gente della Nazione e i turisti, i fine settimana, a ritrovarsi nel santuario mariano di Aparecida a 165 km da San Paolo. Da una statistica del 1998, esso risulta, dopo Guadalupe,il secondo in Messico, con oltre 14 milioni di pellegrini, per i suoi sette milioni e mezzo di famiglie, uomini e donne, religiosi/e, sacerdoti che s’inoltrano nellaVale do Paraíba, bagnata dal fiume Paraiba e circondata dalle catene montuose della Serra do Mar e della Serra da Mantiqueira.

In questo dipinto di bellezza naturale si staglia il Santuario dai mattoni rossi forati. La Basilica ha una superficie di 18.000 metri quadrati. È lunga 173 metri e larga 168. Ha la forma di una croce. Solo la cupola è alta 80 metri. Può contenere 45.000 persone. I mattoni di terracotta, forati a forma di fiori, nella struttura architettonica, costituiscono le finestre. Queste creano degli spazi d’infinito al pellegrino che si ferma in preghiera. Poiché facilmente può contemplare, da qualsiasi punto della Chiesa, la statua nera di terracotta della Madonna che pesa circa tre chili ed è lunga 30 cm., il tabernacolo e l’azzurro del cielo, attraverso il gioco delle nuvole che s’intrecciano tra i rami degli alberi o si nascondono dietro le montagne.

Si tramanda che un gruppo di pescatori gettava le reti per la pesca nel fiume Paraiba. Ma quella notte niente pesci. Delusi, quasi tutti ormeggiarono le barche tranne tre di essi che presero il largo in cerca di pesci. Ma invano. Il fiume Paraiba, a quei tempi era il sostegno economico per la gente del posto. Era la prima volta che il fiume negava loro da mangiare. Proprio quando si presentava una giornata di vendita proficua, poiché il Governatore della regione aveva organizzato un banchetto. I pescatori comunque non si arresero.

Nelle prime ore dell’alba il pescatore João Alves tirò dalla rete una minuscola statua di terracotta, decapitata. Un raccolto inaspettato. L’avvolse nella sua camicia, adagiandola in un angolo della barca. Gettò ancora la rete, ed emerse in essa una piccola palla di creta: la testa della piccola statua di argilla nera. La statua rappresentava una donna. Un senso di stupore colse i tre che rigettarono le reti. Lo stupore illuminò i loro volti quando a fatica tiravano le reti vedendo in esse pesce di ottima qualità. La pesca fu così abbondante che a stento la barca si manteneva in equilibrio sulle acque. I pescatori, però, prima di andare al mercato, lasciarono la statua a Silvana, la moglie di João. Silvana le incollò la testa al corpo e la tenne con sé per circa 10 anni. Tutti i giorni la famiglia, alla fine del lavoro, recitava il Rosario.

Nel 1726 la statua fu affidata ai figli Atanasio e Pedroso che la deposero in una piccola nicchia di legno. Difatti il Porto Iguaçu, nei pressi del fiume Paraiba, lo si considera il primo trono della Vergine Aparecida. Subito cominciarono i miracoli.

Nel 1883 fu eretta la Basilica. Oggi conosciuta con il nome La Basilica Vecchia, poiché è stata costruita la nuova, inaugurata il 15 agosto 1967. Per l’occasione, il Papa Paolo VI, tramite un suo delegato, offrì una Rosa d’oro. Nel luglio del 1980 Papa Giovanni Paolo II ha consacrato la Basilica alla Madonna Aparecida, affidando alle sue cure il popolo brasiliano. Subito dopo quella pesca miracolosa la gente semplice con una grande fede è stata quella che ha ricevuto subito miracoli.
Si racconta di uno schiavo di nome Zaccaria che viveva in una piantagione di caffè. E non riuscendo più a sopportare la ferocia dei sui padroni, scappò e si diresse nella città di San Paolo. Il capitano, responsabile degli schiavi, gli diede la caccia. Lo trovò in un bosco. Gli mise alle mani e ai piedi delle catene pesanti sette chili e lo trascinò per la strada. Passando davanti alla Cappella della Madonna Aparecida lo schiavo implorò il Suo aiuto. Subito si aprirono le catene. Di fronte a quel fatto il capitano lo lasciò andare. Ecco perché la tradizione dice che la Madonna è nera perché vuole essere accanto agli oppressi e in quel tempo i poveri erano i negri.

di Maria Trigila


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