ARCO & SCIUNNA

Radici & Civiltà

REPORTER REPORTER Pubblicato il 10/10/2005
<b>ARCO & SCIUNNA</b>

ARCO & SCIUNNA

    Chi di voi non ha mai provato, soprattutto negli anni della fanciullezza, a scagliare un sassolino per mezzo di un semplice elastico? Si tratta di un costume appartenuto all'uomo sin dai tempi antichissimi tanto da essere considerato l' arma da tiro più primitiva e remota: abilissimi nell'usarla, infatti, furono gli antichi . romani, riuscendo a vantare dei veri frombolieri professionisti..
    Non ci sembrerà strano, pertanto, ritrovare questa disciplina anche tra le"attività" dei ragazzi aliesi, soprattutto in un’epoca in cui il gioco spesso si intrecciava con le "esigenze contingenti" e dietro al passatempo più banale si nascondeva il bisogno l'ambizione di portare a casa qualcosa... Ma andiamo per ordine.
    Ci troviamo agli inizi del secolo quando, ad Alia e dintorni, i ragazzi andavano per campagne alla ricerca di tutto l'occorrente per costruire dei veri e propri "archi", da cui scoccare appuntite e pericolose "frecce". L'arco, o presunto tale, era costituito preferibilmente da un sottile legno o ramo verde, piuttosto pieghevole e duttile, al quale si doveva legare, da un'estremità all'altra, un filo molto sottile, adatto a tenderlo. La freccia, invece, strano a dirsi, era ricavata dalle stecche dei parapioggia vecchi o inutilizzati, quelle stesse affilate a coda di rondine che alcune massaie usavano come"busi" per fare la pasta-artigianale'>pasta di casa, cioè i "cavateddi".
    Effettivamente, dobbiamo riconoscerlo, questi aggeggi si prestavano a fungere da freccia proprio per la loro puntigliosità, caratteristica che rendeva il gioco un pò pericoloso e richiedeva, pertanto, una particolare attenzione da parte dei maschietti che volevano emulare Robin Hood...
    L'aspetto più inquietante stava nel fatto che spesso, a fare da cavia per questi " tiratori scelti", non erano soltanto le porte vecchie delle case, ma anche qualche malcapitata gallina che finiva direttamente in pentola..Tuttavia i tempi e le esigenze di allora, come dicevo all'inizio, portavano necessariamente a queste conclusioni: non era solo una questione di gioco!
    La seconda arma da tiro, molto più comune e diffusa di quella fino ad ora descritta, era costituita dalla "fionda", chiamata nel gergo aliese "la sciunna".
    Per costruirla occorreva, innanzitutto, un rametto a forcella, dalla tipica forma a V, poi si andava alla ricerca di un elastico che, allora, si ricavava tagliando la gomma di una buona camera d'aria. Quindi, questa striscia di gomma elastica si applicava ai due capi del rametto biforcuto, mentre gli altri due capi andavano a convergere su un rettangolino di pelle: qui venivano cuciti e fissati in modo da tenderli al momento del tiro. Proprio da questo lembo di pelle partiva il "proiettile" - in genere un piccolo sasso rotondo - che, per effetto della forza centrifuga, veniva scagliato anche a grande distanza.
    A detta degli interessati, "la sciunna" era proprio un'arma specifica per colpire gli uccelli, ragion per cui non era un semplice divertimento da bambini, ma anche un' attività dei più anziani contadini che miravano alla gustosa preda.
    E come in ogni campo agonistico che si rispetti, anche in questo non mancavano i professionisti del settore che si pavoneggiavano quando riuscivano a colpire nel segno, sebbene la gallina, ne siamo certi, non fosse dello stesso avviso!
    di Georgia Bova
    pubblicato in " La VOCE della Mamma " di Alia, nr.1/97, pag.13



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