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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 10/05/2016
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Chimento Castrenze, nudo e crudo di Nosrat Panahi Nejad (un brano)

Pubblicato il 02 ago 2013

di SANTO LOMBINO SORGERA` IL SOLE ANCHE PER NOI.

Narrare se stessi e la propria esistenza serve sia a ripercorrere le tappe dolci o amare di una vita, sia a rivedere le scelte fatte, a dirigersi verso nuove mete, indirizzando in un modo diverso quello che resta dei propri anni. E`ciò che hanno fatto tanti nei secoli recenti e tantissimi nell`ultimo. Prima letterati, uomini di chiesa, artisti, nobiluomini e nobildonne, pedagoghi e pensatori di mestiere. Poi, artigiani, operai, contadini, soldati, migranti, casalinghe, alfabeti e semianalfabeti.

Tra questi ultimi, Castrenze Chimento, classe 1935, nato ad Alia e abitante a Palermo, vincitore dell`edizione 2012 del Premio Pieve per i diari e le memorie inedite intitolato a Saverio Tutino, con una manoscritto intitolato "L`odissea di tutta la mia vita...", in cui racconta come ha cercato in tutti i modi di trovare la strada per mettere su carta tormento ed estasi della propria età infantile.

A partire dal manoscritto, il regista Nosrat Panahi Nejad, iraniano presente a Palermo da un ventennio, ha realizzato all`inizio di quest`anno il docufilm "Castrenze Chimento. Nudo e crudo". Nella prima parte, l`occhio e la presenza del regista seguono il viaggio all`indietro del nostro autobiografo che ritorna ai campi spogli delle Madonie, alle pareti rocciose della grotta della Gurfa dove fu bambino-pastore, dove trascorse giorni e notti terribili da solo o con qualche compagno di sventura, a volte un animale più buono degli umani. "Camminavo scalzo sotto il sole e la terra calda bruciava la pelle dei miei piedi -- lamenta l`autore parlando della sua infanzia. "Quante volte ho sofferto perché ero punto dalle spine e il sangue faceva la crosta sui piedi". "Nella notte e nel silenzio sentivo sollevarmi da tutte le paure perché sentivo il fiato ed il respiro delle mucche". E altrove: "Sono certo che la luce della notte vedeva il mio corpo attorcigliato su se stesso e sono certo che il cielo ha fotografato il mio corpo...".

La natura con le sue asperità, con il suo alternarsi di freddo e di caldo, con la sua spesso inospitale vegetazione circonda Castrenze che, anziché odiarne le manifestazioni, ne è commosso e conquistato. Il firmamento sente il dolore del ragazzo che pascola pecore e maiali e si piega ad ascoltarne il pianto e il lamento, a proteggerlo e confortarlo. "Si vedevano solo le stelle -- egli scrive — e si sentivano le cicale frinire sugli alberi. Questo canto sembrava il canto di un`armonia celestiale per darmi forza per il miracolo della vita su questo pianeta Terra". " Le stelle del cielo sereno davano forza al mio carattere, mi spingevano ad alzarmi e camminare". E poi: "Volevo urlare, ma avevo paura, volevo piangere ma non avevo il tempo di sentire perché vedevo la mia ombra che camminava davanti a me, perché a volte le nuvole si discostavano dalla luna e vedevo le stelle, gli alberi e gli uccelli che si riparavano sotto le foglie".

Il regista segue con la camera il calpestio dei passi dell`uomo, che a distanza di sessanta anni non riesce a trattenere le lacrime: ripercorrere quei luoghi significa per lui soffrire ancora una volta. Ma forse narrare al mondo questo soffrire lenisce finalmente le piaghe di un Chimento-che-è-stato, un uomo diverso ma uguale a quello che ora riannoda i fili dell`esistenza. "Ero stanco assetato affamato, pieno di rabbia e di crepacuore...". "Nessuno prendeva le mie difese, sono stato nudo e crudo, disprezzato e picchiato diverse volte". Il bambino-servo-pastore non era difeso neppure dalla madre, che anzi, egli racconta, "mi ha lasciato nudo e crudo nella sofferenza e nel dolore della mia crescita senza Dio né regno, disprezzato da chi non aveva diritto della mia vita".

In una sorta di passaggio di testimone, Panlahi Nejad dà la parola all`attore Franco Scaldati, che leggendo il testo autobiografico di Chimento amplifica e dà respiro universale alle pagine in cui è narrata la storia del ragazzo di Alia. I suoi pensieri in sé sono diventati adesso, anche grazie a tale lettura, per sé, esterni all`autore stesso, quasi oggetto da cui tentare un distacco. Con lo stesso effetto che proviamo quando riascoltiamo a distanza di tempo una registrazione della nostra voce. Le parole ed il corpo di Scaldati diventano così strumento di autocoscienza, medium per una rivisitazione in trance delle voci interne dello scrittore semicolto ormai avanti con gli anni. Il quadrilatero così formato presenta un vertice in Castrenze e nella sua opera, un altro nell`attore-regista di "Lucio", un terzo nell`occhio indagatore di Panahi, l`ultimo in quello dello spettatore che osserva e ascolta.(...)

SCHEDA

Titolo: Chimento Castrenze, nudo e crudo

Di: Nosrat Panahi Nejad

Con: Franco Scaldati- Chimento Castrenze

Fotografia, audio, montaggio: Nosrat Panahi Nejad

Durata: 35 min.

Produzione: Luisa Mazzei -- Nosrat Panahi Nejad- Palermo 2013

http://www.nosratpanahinejad.it/chimento-castrenze-nudo-e-crudo/

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