Voci Siciliane

DRAGO CALOGERO DRAGO CALOGERO Pubblicato il 15/09/2019
L`aspettavano con trepidazione, piccoli e grandi, femmine e maschi, gi

L`aspettavano con trepidazione, piccoli e grandi, femmine e maschi, gi

L`aspettavano con trepidazione, piccoli e grandi, femmine e maschi, giovani e vecchi, scapoli e ammogliati. Era la festa per eccellenza. "`ncà comu, " e le altre cosa erano? Dalle parti nostre, era d`uso dire "ntà la casa di lu puvurieddu è festa quannu c`è lu piattu chinu" (nella casa del povero è festa quando c`è il piatto pieno). La ricorrenza dell`Addolorata cadeva esattamente quando la campagna iniziava a spogliarsi e le tasche dei contadini a riempirsi. Dopo aver provveduto a fare l`abbonamento annuale dal barbiere e dal fabbro, tramite il versamento di tot tumuli di grano (a secondo delle prestazioni richieste), saldato qualche debito contratto strada facendo (era uso comune, richiedere prestazioni lavorative con la clausola "pagamento a fine Agosto") il raccolto veniva venduto. Qualcuno, pochi per la verità , "nnà cusuzza", la depositavano in banca "pi li cosi di la vita" lasciando una parte per le necessità della famiglia. La sera del 19 Settembre (vigilia), puntualmente tutti d`avanti la "suggità" per il cinema all`aperto, ma a parte questo, le luminarie e qualche bancarella "cu nuciddi e simenza" , c`era il deserto. Il 20 mattina, per protrarsi fino al 21 a tarda serata, come per magia il corso principale si riempiva all`inverosimile di camion e bancarelle strapiene di tutto e di più. Giocattoli, cappotti, coperte, attrezzi di campagna, pentolame, bambole da salotto o per camera da letto, cuscini, semini e noccioline, zucchero filato, polpi bolliti, cantastorie, saltibanchi, tiro a segno, giacche e vestiti, pantaloni e scarpe, scialli, sciarpe e "quasetti"(calze) e chi più ne ha più ne metta. In quei due giorni, tutti a "quasarini" (riempire i vuoti dei vari bisogni personali, domestici e lavorativi). "lu partò pi lu picciriddu" (il cappotto per il bambino), la coperta di lana da mettere "tra lu linzuolu e li cutri di pezza" (tra il lenzuolo e le coperte tessute a mano con pezze di scarto), la giacca di velluto per la festa e quella di fustagno "pi jurnata" (per tutti i giorni), Il vestito per il nonno "un si sapi mai", lo scialle nuovo per la domenica "pi la mamà", "Lu marruggiu pi li zappuni" (il manico per la zappa), la bambola di pezza per il divano, e........ tanto e tanto altro. Quelli erano anche i giorni dell`ultimo cono, Lu zi Ninu (lo zio Nino) e Catallo (Catalano) terminato l`ultimo gelato, ritornavano a farlo a Maggio inoltrato dell`anno successivo. L`Addolorata, la più sfarzosa festa dell`anno dei tempi della nostra fanciullezza e forse gli unici 2 giorni di vero riposo dei nostri genitori prima di ricominciare ad affrontare i restanti 363 di duro lavoro nei campi. Un augurio di buona festa e un caro saluto a tutti.

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