Obiettivo UNESCO per le Gurfe di Sicilia - Fotoracconto di IT ALIA REDAZIONE

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Obiettivo UNESCO per le Gurfe di Sicilia

Fotoracconto di IT ALIA REDAZIONE - Alia Pubblicato il 28/08/2025
On line una nuova pagina su Facebook : "Obiettivo UNESCO per le Gurfe di Sicilia" - realizzazione : Ing Giovanni Ferrara.
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Dalla prima pagina:
a cura dell`Ing. Giovanni Ferrara
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E’ noto che la Gurfa di Alia contiene il più grande ipogeo tholoidale arcaico dell’area euro mediterranea.
L’ipogeo tholoidale costituisce il “nucleo protostorico” del complesso rupestre della Gurfa, virtualmente ricostruito, e proposto in vari miei scritti: una volta ipogea perfettamente tholoidale con la base circolare, preceduta da un vestibolo tholoidale e annunciata all’esterno da un imponente dromos, oggi scomparso.
Questo è ciò che ancora ci mostrano i resti architettonici ancora visibili.
Io penso che ci siano tante Gurfe sovrapposte, in parte ancora invisibili, incollate una sull’altra come a volte si incollano fra loro le pagine ingiallite di certi vecchi manoscritti dimenticati, di quelli che ogni tanto vengono ritrovati nelle biblioteche più antiche o negli archivi storici.
Potrei raccontare com’era la Gurfa cento o duecento anni fa, perché in qualche modo ho potuto vederla con i miei occhi: quando mi portarono qui la prima volta, più di sessanta anni fa, la Gurfa veniva utilizzata dai contadini, più o meno con gli stessi metodi di lavoro, gli stessi animali da fatica e gli stessi attrezzi usati nei due o tre secoli precedenti; da bambino qui ho visto alcune parti che poi sono state eliminate e distrutte, e che invece, se si fossero ancora presenti sarebbero state molto utili per “capire”.
La presenza di ipogei tholoidali in complessi rupestri in Sicilia non è un caso isolato, perché esiste un certo numero di altre thòloi ipogee sparse in una ben determinata area dell’isola.
Si tratta di “Gurfe minori” quasi tutte dotate di oculo sommitale, quindi probabilmente non destinate a usi esclusivamente sepolcrali. Alcune sono ancora proprietà di privati, in alcuni casi non ancora sottoposte a provvedimenti di vincolo da parte delle diverse Soprintendenze competenti territorialmente.
A titolo esemplificativo si citano:
- una semisconosciuta e quasi inaccessibile cavità ipogea tholoidale nella Chiafura di Scicli, proprietà di privati;
- un vano tholoidale ipogeo all’interno della rocca di Calathansuderi a Comitini (AG), ricadente anche questo in proprietà privata; in dimensioni ridotte, presenta un assetto planivolumetrico abbastanza simile alla Gurfa di Alia;
- un ipogeo tholoidale alto pochi metri con oculo sommitale, in contrada Montoni vecchio, in territorio di Cammarata (AG), a pochi km dalla Gurfa, in proprietà privata, sfruttato ancora oggi come piccolo per usi dei contadini proprietari del fondo;
- alcuni vani ipogei tholoidali a Sperlinga (EN), poi inglobati nel castello rupestre di epoca normanna; uno in particolare, di cui si può ancora ammirare la sola parte sommitale, fu poi utilizzato all’interno del castello come cappa di aspirazione di una fucina medievale per la lavorazione del ferro;
- un vano tholoidale ipogeo a Ferla, usato come neviera in epoca storica, con una lastra appoggiata all’esterno a chiusura dell’oculo;
- resti di una thòlos con oculus sommitale a Licata (AG) alto circa 11 metri, di cui circa una metà fu demolita per la realizzazione di una via pubblica.
Come avvenuto alla Gurfa di Alia, anche gli ipogei sopra elencati hanno subito per molti secoli una sorte simile: successive manomissioni, dovute a necessità di adattamento per nuovi usi e mutate esigenze umane, con grave pregiudizio per la conservazione della memoria storica e culturale degli usi originali, e delle esigenze per cui erano state create.
Data la ricorrente caratteristica forma ogivale o tholoidale e la sostanziale sovrapponibilità della macroarea siciliana in cui sono presenti, è lecito formulare l’ipotesi che - al netto dei molti adattamenti e riconversioni funzionali - potrebbe trattarsi di una ben precisa tipologia architettonica probabilmente coeva, e culturalmente affine, alle numerose tombe a thòlos analizzate e censite dal CRN nel 1997 (F.Tomasello) sostanzialmente nella stessa area centro sud orientale dell’isola.
Potremmo individuare così una promettente “facies architettonico-archeologica” che ancora non è stata oggetto di studi approfonditi e sistematici. Sarebbero necessari un ambito di lavoro multidisciplinare e un orizzonte gestionale e di studio di tipo unitario, sovra provinciale, tale cioè da poter superare le competenze territoriali delle singole Soprintendenze. E’ possibile infatti che la frammentazione territoriale delle competenze delle Soprintendenze abbia favorito qualche differenza di inquadramento storico, affidando a volte “pesi” diversi a tholoi che in realtà sono formalmente molto simili. Mancando una auspicabile visione di insieme, esiste il concreto rischio di alcune sottovalutazioni, con quel risultato che, riferendosi alla Gurfa di Alia, avevo sintetizzato in un mio articolo del 2024, pubblicato sul periodico “il mare di mezzo”, con la seguente frase: un monumento finora forse più misconosciuto e sottovalutato che sconosciuto.
Il suggerimento che si spera arrivi alle Istituzioni preposte – Assessorato dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana, Comuni in cui sono presenti i beni sopra descritti, Soprintendenze – ma anche alle libere associazioni che dedicano tempo e risorse ai beni culturali siciliani (ad esempio BC Sicilia, Sicilia Antica, Pro Loco, e altri), è di avviare qualcosa di simile a quanto già sta accadendo nella Regione Sardegna, che con i suoi 377 Comuni, si è unita ad una libera Associazione nata per impulso di privati nella richiesta di inserire tutti i nuraghi nella lista dei beni Unesco considerati patrimonio dell’umanità; una battaglia unitaria ed identitaria per la quale si sono mobilitati pezzi importanti della classe dirigente sarda – professori universitari, archeologi, economisti, genetisti – con l’idea e l’ambizione di farla diventare una istanza di popolo. La valorizzazione dei nuraghi, secondo uno studio presentato alla Regione Sardegna dalla Associazione proponente, potrà valere circa un miliardo di euro all’anno per il PIL dell’isola.
Una domanda, si spera stimolante e utile, che l’autore di queste righe rivolge alla Regione Siciliana, ai Comuni, alle Soprintendenze e alle citate libere Associazioni è questa: gli ipogei tholoidali qui richiamati, a partire dalla grandiosa Gurfa di Alia, hanno forse meno valore storico e culturale dei nuraghi sardi?
Nel mese di luglio 2025, in occasione della donazione di quattro precedenti miei scritti alla Biblioteca Comunale di Alia, nella stessa lettera di consegna, inviata per conoscenza anche all’URP della Soprintendenza di Palermo, ho espresso alcune considerazioni che testualmente riporto di seguito:
“Nel percorso di candidatura del sito della Gurfa al riconoscimento dell’UNESCO ( … ), ancorché la sommaria ricostruzione diacronica e le accennate ipotesi interpretative siano in fase iniziale, certamente da approfondire con il supporto di conferme scientifiche e di ogni altri riscontro possibile, una plausibilità di base ritenuta inizialmente ammissibile anche a livelli istituzionali (a partire dal Comune proprietario del monumento), potrebbe mettere Gurfa di Alia in condizione di tentare di rispondere ad almeno tre dei dieci criteri elencati nelle “Linee Guida Operative” dell’UNESCO. La Gurfa di Alia è come un antico libro da sfogliare, le cui “pagine” possono testimoniare ai contemporanei un “importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo”. La Soprintendenza di Palermo, nel 2018, motivatamente ebbe a definire la Gurfa di Alia un complesso rupestre di straordinaria importanza nel panorama ancora troppo spesso sottovalutato dell’archeologia e dell’architettura della Sicilia medievale. Si pensi, ad esempio, alla presenza certa degli arabi a partire circa dall’anno 859 d.C. ( … ) ma anche alla bisecolare presenza dei Cavalieri Teutonici, documentata a partire dal 1219 fino circa al 1400: due periodi storici contrassegnati da indiscutibile valore. Un sito in cui sia stata riconosciuta la presenza di testimonianze preistoriche e protostoriche ( … ), a cui si sono poi sovrapposte tracce di epoca bizantina, arabo-normanna e in genere medievale ( …) non può che assumere - nella prospettiva dell’obiettivo “UNESCO” - un altissimo valore storico e culturale, con evidenti positive conseguenze anche sul piano della sua capacità attrattiva.”
Ci si può interrogare sulla eventuale estendibilità del modello di studio proposto (che definirei “filologico) dallo scrivente per la Gurfa di Alia. Oltre che per la candidatura UNESCO della Gurfa, potrebbe essere utilizzato per unobiettivo più ambizioso, di scala regionale per l’intera “facies” costituita da tutte le altre Gurfe minori. E’ difficile che le altre realtà minori dispongano di un adeguato corredo di dati storici e documentali, ma un conferma storico scientifica ottenibile in prospettiva per il prototipo “Gurfa di Alia” potrebbe utilmente riverberarsi sulle sorelle minori. Si tratterebbe in ogni caso di un lavoro molto esteso e complesso, e di un obiettivo Politico che nessuno studioso privato è in grado di gestire con le sue sole forze e le sue risorse economiche, anche in termini di tempo necessario alle complesse ricerche documentali e alle verifiche scientifiche. Una serena riflessione su questi aspetti resta quindi affidata alle entità ed istituzioni pubbliche, e alle associazioni citate.
Ciò detto, andando “oltre” una interpretazione letterale del titolo, apro questa pagina a chiunque abbia a cuore una reale Politica di seria valorizzazione delle testimonianze del passato finora rimaste nell’ombra, abbandonate nelle campagne, talvolta volte anche misconosciute e sottovalutate. A chiunque, in breve, si riconosca nel valore degli obiettivi descritti, in generale.
Gradualmente aggiornerò e darò conto a chi vorrà seguire dei progressi delle ricerche.
E’ “pagina”, non un gruppo, ma questo non significa che ci sarà solo la mia voce: a seguito di segnalazioni tramite Messenger, potranno essere ammessi altri contributi, se realmente interessanti, meglio se inediti o poco diffusi, ma comunque in linea con lo spirito e gli obiettivi sopra dichiarati.
Naturalmente chiunque potrà intervenire nei commenti, purché con toni civili e rispettosi. Ben vengano eventuali obiezioni ed osservazioni anche critiche, purché serie e supportate da riscontri o documentazione: lungi dall’irritarmi, proverò a contro dedurre, argomentando. Oppure ad accogliere le osservazioni, e andare avanti, tenendone debitamente conto: il dubbio e la correzione degli eventuali errore sono ossigeno vitale, per la ricerca delle verità del passato.

 



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