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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 24/10/2012
Nino Marchiafava...la mia emigrazione

Nino Marchiafava...la mia emigrazione

Pace e bene a tutti voi cari amici.
Per quei pochi che non mi conoscono sono Nino Marchiafava. Parlare di fronte a dei professori non mi è facile, sono nato e cresciuto alle grotte e, per mestiere, sono un umile giardiniere, la mia vita potrei definirla di uno zingaro.
Giacché parliamo di emigrazione, dico che lasciai Alia nell’ottobre del 1947. Ho gironzolato per la Sicilia per 8 anni, ero un umile fraticello, per parecchie ragioni ho lasciato l’ordine con grande rammarico.
Ho servito la patria, un fantoccio di ramazza.


Emigrai a Torino, portando con me una valigia di cartone con dentro una camicia, un paio di mutande, logore e rattoppate, ma con tanta speranza nel mio cuore, volevo la mia vita migliorare, che delusione, che lacrime amare, non c’era lavoro ne tantomeno dove alloggiare.
Per fortuna trovai un parente, che viveva in una baracca e mi alloggiò. Era febbraio un freddo da gelare. I piemontesi non ci vedevano di buon occhio, eravamo degli intrusi. Ci chiamavano Terun con disprezzo, eravamo italiani di terza categoria. Eravamo Terun, non ci volevano affittare appartamenti, che umiliazione. Ti sentivi emarginato.
Ho trovato lavoro, ho incontrato la donna che il Buon Dio aveva destinato per me, 51 anni felicemente sposati; sono nati due bimbi.
Cominciavamo a stare bene, il lavoro non mi mancava. Ci siamo inseriti nella comunità piemontese, cominciavamo a conoscerci e a stimarci per quello che eravamo, lavoratori e non delinquenti.


Essendo di natura zingaro, decisi di emigrare in America, raggiungendo mia madre, i miei fratelli e sorelle. Un’altra via crucis, per tre anni il mio linguaggio erano le mani. Non comprendevo un sola parola, chi parlava inglese, chi spagnolo, indiano e giapponese. Mi sono ricordato della Sacra Scrittura, quando parlava della torre di Babele. Abbiamo sofferto, ma con l’aiuto di Dio e con la forza della volontà ci siamo realizzati. Ho sposato i miei figli, ho un nuora ed un genero meravigliosi, quattro nipoti. Grazie Signore di avermeli dati.
Oggi non mi manca nulla, soprattutto siamo in buona salute, ci mancate voi aliesi, ci manca il mio paesello di montagna a cui voglio tanto bene, mi manca lu Pizzu di Raggiura, le montagne, le colline, le campane che suonano l’Ave Maria. Credetemi quelli che siete rimasti qui, vi reputo fortunati, tanto la vita è breve, tutto finisce e quando stringiamo la mano troviamo un niente, solo se siamo state delle persone oneste, possiamo dire grazie Signore di avermi messo in questo mondo.


Amate chi vi sta vicino, sorridete, benedite e non maledite perché Dio è buono e ci ama tutti e fa spuntare il sole per i buoni e per i cattivi.
E tu Madonna delle Grazie dai il Requie a coloro che ci hanno preceduto, e dai sostegno a tutti gli aliesi sparsi per il mondo, perché tu sei la mamma, la regina, sei la stella, la luna, sei bella e sei preziosa.
Dio vi benedica tutti. GRAZIE

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