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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 14/04/2014
I TERRITORI: quali opportunità dai “LIBERI CONSORZI DI COMUNI E DALLE CITTA’ METROPOLITANE ?”

I TERRITORI: quali opportunità dai “LIBERI CONSORZI DI COMUNI E DALLE CITTA’ METROPOLITANE ?”

Dopo circa un anno di dibattito scaturito dalla L.R. n°7/2013, il legislatore regionale con la L.R. n° 8 del 24/3/2014, recante “Istituzione dei liberi Consorzi comunali e delle Città Metropolitane”, ha approvato un secondo provvedimento che potremmo definire quasi una “legge quadro”, che fa seguito alla soppressione delle Province Regionali, disegnando in una logica attuazione di quanto previsto dall’art.15 dello Statuto siciliano nove Liberi Consorzi che in questa prima fase coincideranno con le soppresse Province sino all’approvazione con una prossima norma dell’assetto definitivo.
In tal senso è utile evidenziare, almeno per memoria, che con la L.R. n°7/2013 la Regione aveva “annunciato” l’istituzione dei Liberi Consorzi di Comuni e delle Città Metropolitane, rinviando ad un successivo intervento legislativo da emanarsi entro lo scorso anno l’articolazione dei due nuovi soggetti istituzionali nell’ambito della suddivisione dei compiti e delle funzioni delle soppresse Province fra Regione e Consorzi di Comuni, individuando nel contempo i criteri con cui procedere in questo nuovo progetto verso un riformato governo dei territori.
Una prima risposta a quest’ultimo tema viene data invero dall’art.10 della recente norma, che con fare alquanto contraddittorio rinvia in primis ad un terzo intervento legislativo per l’individuazione appunto dei ruoli e delle funzioni da assegnare ai Liberi Consorzi, alle Città Metropolitane, ai Comuni ed (in maniera residuale) alla Regione; mentre nel contempo (al 2^ comma) stabilisce che “i Liberi Consorzi e le Città Metropolitane esercitano funzioni di coordinamento, pianificazione, programmazione e controllo in materia territoriale, ambientale, di trasporti e di sviluppo economico” .
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Quindi sembrerebbe che il successivo intervento che dovrà essere emanato entro il termine statuito di sei mesi dall’entrata in vigore della riforma dovrà riguardare “altri ruoli e/o altre funzioni”, oltre a questi preannunciati!!
Ma proseguendo in alcune prime considerazioni che a caldo si possono fare su queste linee di riforma dell’assetto delle autonomie locali in Sicilia, possiamo di certo affermare che l’istituzione dei liberi Consorzi di Comuni e delle Città Metropolitane rappresenta comunque una grande occasione per raggiungere quell’obiettivo da tempo agognato di una migliore governabilità dei territori.
Si ha la sensazione che questo nuovo intervento legislativo possa meglio far conseguire tale risultato rispetto ad una Provincia Regionale che sembrava spesso “lontana” dai desiderata degli amministratori e dai cittadini dei vari territori provinciali, che per tale motivazione individuavano il soppresso Ente intermedio quasi quale soggetto che restava al di fuori di specifici compiti di elaborazione di politiche di sviluppo dei territori.
Le Province pertanto sono state viste soprattutto quali comprimarie in tali disegni e che spesse volte, a mio giudizio, non sono riuscite a realizzare l’auspicata funzione di collegare il livello di governo locale con quello regionale, compito tipico di un ente che era stato definito “intermedio” e di “area vasta”.
E’ da ricordare a tale proposito che in quasi trent’anni la L.R. n°9/1986, soprattutto nei grandi territori provinciali, con l’eccezione di certi ed isolati momenti di partecipazione formale nella fase della programmazione delle politiche di sviluppo, degli interventi e della finalizzazione della spesa, l’Ente Provincia Regionale veniva ricercato dagli amministratori più spesso quale compartecipante finanziario alla realizzazione di una miriade di eventi locali e non quale propulsore per la realizzazione degli obiettivi di uno sviluppo economico armonico e/o compartecipante nella realizzazione di quelle infrastrutture indispensabili ( in primis la viabilità) alla rinascita di territori altrimenti destinati ad un inesorabile declino.
In quel ruolo istituzionale di governi di “area vasta” molte volte in occasione di richieste di interventi per soddisfare bisogni “sovracomunali”, le soppresse Province hanno spesse volte deluso per non avere centrato gli obiettivi suggeriti in sede di condivisione degli annuali documenti di programmazione sottoposti all’avallo dei Comuni; ed inoltre rispetto a tematiche in cui l’Ente intermedio poteva e doveva svolgere un importante ruolo di coordinamento e di guida per realizzare processi di modernizzazione nel settore dei servizi (si pensi alla gestione dei rifiuti e del servizio idrico !!), si è rilevato quale semplice “socio” di società e consorzi che tante negatività hanno riversato nei bilanci degli enti locali.
Occorre pertanto che questa riforma centri ora questi obiettivi di sviluppo, modernizzando ed armonizzando tutto il sistema dei poteri locali, oltre a raggiungere anche il risultato ( anch’esso importante) di far risparmiare 50 milioni di euro e di sopprimere 350 poltrone, come ha dichiarato il Governo !!
Da queste esperienze vissute in quest’ultima stagione istituzionale, gli amministratori hanno ora finalmente la possibilità di essere protagonisti di un nuovo percorso, in cui i liberi Consorzi di Comuni e le Città Metropolitane potranno
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finalmente costituire nei propri profili strumenti per realizzare appieno quelle politiche che potranno essere finalmente orientate a soddisfare le legittime aspirazioni di sviluppo di interi territori, per i quali in questa nostra Regione si è fatto davvero molto poco, ad iniziare dalla viabilità intercomunale, dalle strutture socio-sanitare, dalla gestione del ciclo integrato dei rifiuti, ivi comprese le discariche ed i centri di compostaggio, nonché del sistema idrico.
Altro tema che il legislatore dovrà affrontare in questo prossimo intervento legislativo a corredo dell’istituzione dei liberi Consorzi di Comuni e delle Città Metropolitane sarà di certo quello delle “risorse” che la Regione e lo Stato dovranno trasferire ai nuovi soggetti per l’espletamento delle funzioni che si andranno a conferire, veicolando anche in loro favore le entrate tributarie ed extra che erano in capo alle soppresse Province, magari risolvendo ciò che la riforma introdotta con la l.r. n. 8 del 24 marzo 2014 non ha sciolto e cioè il nodo della potestà impositiva con particolare riferimento al tema di chi e come verranno accertati e riscossi i tributi prima di competenza provinciale!
In questo quadro, magari tracciato in maniera di certo molto sintetica, mi preme infine sottolineare quegli interventi politico-istituzionali che il legislatore quanto prima sarà chiamato a realizzare per completare questo processo riformatore, e cioè: realizzare un sistema in cui la democrazia venga di certo più garantita ( vedi la grave e contraddittoria questione dei Consiglieri Comunali che non potranno far parte delle nuove Assemblee e che verranno chiamati, in maniera contraddittoria, a partecipare all’elezione del Presidente del Libero Consorzio, a differenza di quanto invece ha previsto a livello nazionale la Legge “ Del Rio”); istituire con urgenza un tavolo Enti Locali-Regione, dal quale dovrà venire fuori tutto il completamento del processo riformatore, identificandolo con il seguente motto:”RIFORMARE LE AUTONOMIE CON LE AUTONOMIE”, intendendo con ciò affermare il principio che una riforma del sistema dei poteri locali non può non passare dal coinvolgimento assolutamente indispensabile dei Comuni e dei loro Amministratori; dimostrare con questi intendimenti che questa riforma rappresenta una grande occasione per i territori in cui si articoleranno questi nuovi soggetti protesi a riappropriarsi di quei ruoli di governo su tematiche che sino ad ora li hanno esclusi (vedi, fra gli altri,la sanità, le infrastrutture ed i servizi socio-sanitari).

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