Quanti viaggi, quanti percorsi...

Radici & Civiltà

DI MARCO TANIA DI MARCO TANIA Pubblicato il 23/01/2006
<b>Quanti viaggi, quanti percorsi...</b>

Quanti viaggi, quanti percorsi...

Quanti viaggi si fanno, guidati dai desideri e dalle angosce?

Quanti percorsi attraversano la nostra mente?
Un labirinto di vie che possono portare a nuovi paesaggi, se solo avessimo il coraggio di attraversare il ponte delle nostre paure.

Ci si mette in viaggio perché qualcuno c’è andato prima di noi, per curiosità, per fuggire, per incontrare…

In ogni caso ci si mette in marcia. Si marcia per l’amore, per la pace, per rivendicare i propri diritti, il salario di chi lavora...

Guardare il mondo che ci circonda, i comportamenti delle cellule e degli atomi, che ci mostrano l’affascinante viaggio dentro i perfetti meccanismi della natura e delle cose che si trovano nel mondo.

La Terra: rivelazione di un disegno, di una scrittura divina…una mano nascosta e misteriosa che disegna tracce di vita. Linee che raccontano i percorsi dell’umanità…territori contesi, battaglie, vittorie.

Essa è l’occasione di un momento di conoscenza tra ciò che si vede e ciò che non si vede, ma che esiste lo stesso.

Guardando il mondo si è costretti ad ammettere che ciò che si vede si spiega con ciò che non si vede. Se il mondo funziona è perché c’è qualcosa o “qualcuno” che lo governa…di fronte al mistero ci si arrende.

Guardando fuori dalla finestra il mondo sembra ogni giorno lo stesso, ma corre veloce…cambia.

Quando spalanchiamo gli occhi sul mondo sono tante le realtà che vediamo: le file d’immigrati che cercano una speranza, una luce chiamata lavoro, gli sfruttatori, i pedofili…

Siamo così abituati alle violenze e alle ingiustizie che ci sembrano quasi normali. Nei nostri velocissimi tempi non c’é spazio per pensare agli altri, abbiamo sempre da fare.

Forse nascondiamo i nostri desideri in tutto quel correre qua e là? A volte è necessario fermarsi e decidere della propria vita. Come farlo senza il silenzio?

Tania Di Marco

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Scrive Guido Dotti in “Segno nel mondo”:


E’ in questo spazio del silenzio che veniamo educati all’ascolto: della parola di Dio, certo, ma anche delle parole degli altri, e del più profondo di noi stessi.

Senza quel clima di raccoglimento che ci permette di custodire parole ed eventi che ci hanno colpito, resteremmo alla superficie del nostro essere, saremmo sballottolati al vento delle passioni più epidermiche, magari riusciremmo anche a dire quello che pensiamo senza però aver pensato a quello che diciamo.

Inoltre, il silenzio porta a “sentire” se stessi, il proprio corpo in maniera diversa, più lucida e intensa, favorendo anche una coscienza più acuta del tempo…

Fare silenzio in noi e attorno a noi significa allora lasciare che le parole che hanno senso per la nostra vita tornino a risuonare con efficacia nelle nostre orecchie ormai frastornate non solo da parole, voci e rumori eterogenei, ma anche dalla tragica mancanza di momenti di stacco dall’incalzante brusio di fondo che invade ininterrottamente le nostre giornate…

Se viene a mancare il silenzio con la sua dimensione di riflessione su di sé, allora diviene anche impossibile incontrare gli altri nell’autenticità: non saper far silenzio porta all’incomunicabilità, al non sapersi più mettere in relazione dialogica con gli altri, a non cogliere più l’altro nella sua diversità arricchente.



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E’ un mondo affascinante il nostro…

“Il presente è un attimo.
Esiste il presente che è un attimo,
il presente nel passato che sono i ricordi,
e il presente nel futuro
che sono le aspettative e i sogni.”


Sant’Agostino


“La vita quale fu concessa agli uomini sta nel
giusto equilibrio tra spirito e materia.”

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“Se riesci a riempire
l’inesorabile minuto
dando valore ad ogni istante
che passa,
tua è la terra
e tutto ciò che vi è essa.
E, quel che più conta,
tu sarai un uomo…”


RUDYARD KIPLING


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