`A PASTA CU LA FRITTEDDA
La pasta-artigianale'>pasta “cu la frittedda" è un tradizionale e noto piatto della cucina aliese. Ricetta popolarissima, ma che risale a parecchio tempo fa, quando le fave erano largamente coltivate in tutto il meridione e le abitudini gastronomiche erano volte a privilegiare le risorse del territorio.
Anche oggi, nelle nostre campagne, si vedono, in primavera, lunghe e verdi distese di queste papilionacee (questo il loro nome scientifico), dal voluminoso baccello, dalle foglioline carnose e fiori bianchi. La parte commestibile, per noi aliesi, è il seme di forma ovale, contenuto nel frutto, mentre, per esempio, nella provincia di Messina, viene cucinato anche l`involucro. Le lontane origini e la loro coltivazione fanno delle fave una grande presenza sulla tavola degli aliesi, mentre non è facile ritrovarle nei menù dei ristoranti.
Di questo semplice piatto, trionfo del gusto e del sapore, solo gli aliesi ne sanno qualcosa, perché in altre parti dell`Isola chiamano "frittedda" le fave cotte insieme con carciofi e piselli. Tale miscuglio fa perdere al legume il caratteristico sapore. Hanno ragione, quindi, i nostri anziani nel sostenere che la frittedda si prepara con l`aggiunta soltanto di qualche finocchietto e "cipolletta" che servono a esaltarne il suo antico sapore.
Il segreto della riuscita di questa pietanza, tra le più gradite della primavera, è la freschezza degli ingredienti appena colti nell` orto. Le fave devono essere piccole e tenere. Sgranate e pulite le fave della buccia esterna, si sciacquano con cura, Si scolano leggermente e si trasferiscono in un tegame, aggiungendo in ordine successivo la "cipolletta" tritata, il finocchietto selvatico a pezzettini, sale, pepe nero e abbondante "olio di casa". Si fanno cuocere (quasi friggere) sul fuoco vivace, mettendo un coperchio a misura, per pochi minuti, perché possano mantenere il bel colore verde.
Quando le fave cominciano a emanare un buon profumo, guai a mescolarle col cucchiaio, ma si scuote il tegame, sorreggendolo coni due manici per fare rigirare su se stesse le fave in modo che quelle che stanno sotto passano sopra e si cuociono. Ancora qualche minuto e la "frittedda" è pronta. A questo punto sì che si può rimestarle col cucchiaio di legno o di acciaio
Cotti al dente gli spaghetti, spezzettati, si scolano sommariamente e si versano nel tegame, facendo insaporire il tutto per qualche minuto e rimestando col cucchiaio. La minestra, ricca di sapore, odore, colore, è pronta per essere servita.
Lena Cook
Iscriviti
ed inizia a pubblicare i tuoi contributi culturali
DIDACUS
02/06/2009
AT BROWN FRIAR’S CAVES
LENA COOK
21/10/2010
`A PASTA CU LA FRITTEDDA
REPORTER
27/10/2005
LU TAMMURINARU
DIDACUS
28/08/2009
ON AUGUST SARACIN MUFFURA…
FLASH BACK
CONCIALDI RINO
26/04/2007
L’OROLOGIO CHE…SFIRRAVA
DIDACUS
21/02/2012
NEW ORLEANS CARNEVALIA
DIDACUS
28/06/2012
CARA AL SOL, QUERIDA ALIA, CASAS
CONCIALDI RINO
03/02/2007
”LA FERLA”
REPORTER
14/09/2007
LA ZAFFINATA DI LU ZZÌ USTINU
REPORTER
27/11/2005
LA SCUOLA - I^ PARTE -
TODARO GIOACCHINO
19/03/2018
SULL`ANTICA STAGIONE DEL GRANO
REPORTER
08/04/2008
L'ERVA DI VUOSCU
DIDACUS
12/12/2011
POST-WAR BOOM NATALICIA
DIDACUS
16/11/2013
NOVEMBER SUK EL BARBARA
REPORTER
28/11/2005
LA VITA SOCIALE - VI^ PARTE -
GUCCIONE DIEGO
06/05/2017
POST-PASCHALIA P APPENDIX
REPORTER
10/10/2005
LA ‘MPOSTA
DIDACUS
21/04/2011
HOLY ALIAECONOMY
DIDACUS
05/08/2011
AB AQUARIO… AD LEONEM