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LOIACONO MARCO LOIACONO MARCO Pubblicato il 11/10/2008
Per ricordare i bei tempi.. quando Alia era un esempio positivo invidiato da tutti...

Per ricordare i bei tempi.. quando Alia era un esempio positivo invidiato da tutti...

Alia, piccola citt? della Sicilia contro i prepotenti

Il miracolo di una comunit? a pochi chilometri da Palermo: in pochi anni sono stati costruiti centri sportivi, piscine, scuole, parchi, teatri e musei Alia, il paese che ha detto no alla mafia Cultura e buona amministrazione. ?I prepotenti? Li combattiamo con la trasparenza?
di DACIA MARAINI

Alia ? una piccola citt? nella provincia di Palermo, sulle falde delle Madon?e occidentali. Ci si arriva in macchina da Palermo in un' ora. ? costruita tutta in salita e termina su un cucuzzolo su cui si affacciano: il ventaglio di pietra del palazzo Guccione e la chiesa di Maria Santissima di tutte le Grazie. Sono qui per una lettura di poesie. E brontolo perch? fa caldo e la strada ? tortuosa. Ma mi basta affacciarmi fra i vicoli in salita per essere presa dalla sensazione di qualcosa di poco comune nel Meridione: non ci sono gli orribili palazzi che invadono con i loro volumi stonati il centro storico, non ci sono le colate di cemento che testimoniano di brutali speculazioni; le strade lastricate con eleganza sono cosparse di vasi di fiori colmi di petunie rosa e rosse; le panchine non sono state divelte da mani impazienti, le strade non sono seminate di immondizie, ci sono cortine alle finestre e l' aria che si respira ? di pacifica convivenza. Piccola com' ?, Alia dispone da pochi anni di una bella struttura polivalente destinata alle attivit? sportive e culturali, di una piscina coperta, di un istituto tecnico commerciale, di ben due musei: uno antropologico e uno etnoantropologico, di un parco botanico didattico e di un archivio storico, di ben tre teatri all' aperto costituiti da anfiteatri naturali che si possono ricavare all' interno delle sue piazze. Si ha l' impressione di una citt? in buona armonia con se stessa e con i suoi visitatori, una citt? che si prende cura di s? e dei suoi dintorni. Verrebbe voglia di dire: ? una citt? che si vuole bene, cosa rara da queste parti dove regna il principio dell' arraffa-arraffa, dell' autodistruzione, dell' odio di s?. Una piccola citt? che crede in se stessa e nella cultura, cosa altrettanto rara su queste colline che si sporgono sopra le grandi vallate del Torto e dell' Imera. Ho chiesto al sindaco, Gaetano D' Andrea, un uomo minuto e cortese dalla faccia di bambino invecchiato, se la mia impressione sia sbagliata: si direbbe che qui non dovete combattere con gli appalti truccati, con le tangenti, con il pizzo; ma esiste la mafia ad Alia? ?Certo che esiste, come in tutte le citt? siciliane, soprattutto come mentalit? vandalica e repressiva. ? chiaro che qui non si tratta di grandi investimenti, ma i prepotenti che vogliono prendersi i soldi degli appalti per poi lasciare le imprese a met?, quelli che vogliono costruire in economia impossessandosi della differenza e facendola pagare alla comunit?, ci sono?. E come vi regolate per combatterli? ?Con dei progetti trasparenti e applicando le regole in modo pignolo e preciso. Io non credo che una battaglia frontale, ideologica, con la mafia, serva a qualcosa. Bisogna prenderla dal basso, dalle piccole cose quotidiane: chiunque presenti un appalto da noi sar? preso in considerazione, ma quando ne scegliamo uno poi controlliamo attentamente che i lavori siano fatti secondo gli accordi e non ci sono scappatoie. Nel caso contrario scindiamo il contratto?. Detto cos? sembra facile. Ma le reazioni? ?Le reazioni sono spesso dure. Io un giorno s? e uno no vado in Procura ad affrontare le denunce per abuso di ufficio che mi vengono rivolte da chi ? disturbato nelle sue mire truffaldine?. Altre minacce, meno legali? ?Due volte mi hanno bruciato la macchina, la prima volta l' ho persa, la seconda sono stati disturbati e l' hanno lasciata l?, appena cosparsa di benzina, si sono accontentati di bruciare quella del vicesindaco?. E i concittadini in tutto questo? le hanno voltato le spalle come fanno a volte? ?Non direi. ? la seconda volta che vengo eletto sindaco e i voti per il mio gruppo sono sempre aumentati in questi anni. Deve sapere che ad Alia esiste una forte tradizione sindacale: qui il movimento contadino ha radici antiche. Ad Alia e a Villalba sono nate le prime associazioni contadine per la riforma dei patti agrari nel 1876. Da allora molta acqua ? passata sotto i ponti, ma la tradizione di una forte base civilmente responsabile ? continuata. Certo l' elezione diretta del sindaco ? stata all' origine di grandi cambiamenti in Sicilia. L' amministrazione comunale risponde direttamente ai cittadini e questo permette una maggiore trasparenza. Io nel mio lavoro non parlo di politica, non parlo di partiti. Io porto dei progetti, faccio delle proposte che tutti possono controllare e verificare. Poi si procede ai lavori?. Giuseppe Gerbino, uno studente dai capelli rasati a zero e gli occhiali scuri mi dice: ?Alia ? all' avanguardia nella sperimentazione culturale: stiamo studiando le radici antropologiche della Sicilia nell' area mediterranea, e per fare questo ci siamo convenzionati con l' Universit? di Firenze. Il nostro progetto si chiama Alia Trinacria ed ? stato fortemente voluto dal sindaco, ma devo dire anche da tutti i cittadini. Abbiamo fatto uno studio biodemografico e un altro studio genetico, coordinato dall' Universit? di Gottinga, ? in via di esecuzione. Nel ' 97 abbiamo avuto qui il 12? Congresso nazionale degli antropologi italiani, al quale hanno partecipato tutte le universit? italiane, molte universit? straniere come Marsiglia, Bilbao, La Coru?a, Boston, Gottinga e Barcellona?. Una donna cordiale e attivissima, che porta avanti col fratello una azienda di agriturismo dal bel nome Dafne, mi racconta pi? tardi un' altra semplice azione che ha finito per diventare esemplare: ?Ad Alia, come in tante altre cittadine siciliane, l' acqua ? mancata per anni, quasi non c' era per niente. Il sindaco D' Andrea aveva fatto, assieme al suo gruppo, una ricerca ed erano arrivati alla conclusione che ci doveva essere una strozzatura che impediva all' acqua di scendere nelle tubature. Ha presentato un progetto di analisi della rete idrica all' amministrazione precedente ma nessuno aveva preso la cosa sul serio. L' analisi non ? mai stata fatta e Alia rimaneva senz' acqua. D' Andrea ha portato delle mappe dettagliate dell' acquedotto, e finalmente una volta eletto lui sindaco, il sistema di approvvigionamento idrico ? stato ispezionato e si ? trovato che in effetti c' era una strozzatura e l' acqua andava dispersa. I tubi sono stati puliti, aggiustati e l' acqua ? tornata a fluire?. Non sembra tutto troppo semplice? - dico al sindaco, un poco incredula -. Perch? i suoi predecessori non volevano andare a controllare le tubature??. ?Erano troppo presi dalle battaglie politiche. Anche a sinistra, dove si perdevano in estenuanti questioni ideologiche. Le ripeto, io non ne faccio una questione ideologica, io sono uscito dal Pds molti anni fa, mi considero un indipendente. Per me chiunque abbia dei buoni progetti per la comunit? va bene, che sia cattolico o laico, che sia di destra o di sinistra, non importa. Anzi, a proposito, fra poco c' ? la processione, io devo presenziare, vuole accompagnarmi?? Perch? no? rispondo, vogliosa di continuare il discorso sulla buona amministrazione. Ma ? possibile in Sicilia condurre onestamente le cose pubbliche senza essere spazzati via dalle forze della prepotenza organizzata? Alia ? un piccolo modello in questo senso. Certo si tratta di un minuscolo centro e non so se i metodi del saggio sindaco D' Andrea sarebbero esportabili in citt? grandi e disperate come Catania o Agrigento. Ma pure, sono convinta che una buona amministrazione che punti molto sulla cultura e la scuola, che tenga duro sulle piccole cose quotidiane pu? portare a un livello di indipendenza dalla mafia che cambia poi in effetti i rapporti di potere. Ma eccoci qui di fronte alla chiesa. Da quando ero piccola non avevo pi? partecipato ad una processione. Ricordo certe giornate affollate nel centro di Bagheria, per la festa di San Giuseppe. Ricordo che avrei tanto voluto ?volare? appesa ad una carrucola, come succedeva ad alcune bambine pi? piccole, chiuse dentro un vestitino di tulle, con le ali luccicanti e le scarpine d' argento ai piedi. Ma, o perch? ero figlia di laici, o perch? ero gi? troppo cresciuta, non mi hanno mai permesso di volare. Avevo dieci anni ed ero religiosissima, forse proprio per distinguermi dai genitori laici e razionalisti. Avevo costruito un altare dentro il banco della scuola e vi portavo tutti i giorni dei fiori freschi. La notte parlavo con un bellissimo Ges? di legno che faceva tutt' uno con la sua croce e leggevo con accanimento il Vangelo. La statua della Madonna dal manto bianco ricamato a gigli d' oro ci sovrasta. Fra le braccia tiene un bambino grassoccio dallo sguardo assonnato e la corona di latta in testa. Sono solo donne, anzi ragazze, a portare il peso della pesante statua di legno, seguite da un coro di bambine vestite di bianco; seguite a loro volta da una banda con gli ottoni, i flauti, i sassofoni, i clarini, le trombe, i tromboni, i piatti, i tamburi. Mentre il sindaco mette su la fascia tricolore, esplodono centinaia di colpi di mortaretto, che spargono per l' aria pomeridiana un forte odore di polvere da sparo, poi ecco, la processione comincia a muoversi, con molta lentezza, fermandosi ogni centro metri a prendere fiato, accompagnata da una esplosiva marcia regale. Sono molto religiosi i cittadini di Alia? chiedo. ?Non direi. Ma credono ai rituali. Molti sono emigrati in America, in Germania e tornano proprio per partecipare a questa processione. ? una grande cerimonia collettiva, che ha la sua importanza emotiva e sociale. Anch' io in qualche modo ne sono partecipe, e non solo per dovere. Sa cos' ?, le occasioni di incontro pubblico si fanno sempre pi? rare e questa ? una di quelle; ci si vede, ci si saluta, ci si sente parte di un corpo sociale che nonostante tutte le differenze, ha molto da spartire: i problemi sono gli stessi, le necessit? sono simili, forse anche i sogni sono affini?. Le ragazze sembrano soccombere sotto il peso del baldacchino, la Madonna ondeggia grandiosa in cima al suo trespolo, mentre il sole le illumina la bella faccia sottomessa e gentile. Mi viene in mente uno splendido libro sulla ?vestizione? della Madonna. Solo mani anziane e lontane dall' attivit? sessuale possono toccare i suoi abiti, solo donne votate alla Chiesa possono scegliere fra il mantello color notte e il mantello color cielo, fra la corona cosparsa di smeraldi e quella cosparsa di rubini. Una Madonna come questa chiss? quanti ex-voto ha, appesi sulle pareti delle sue stanze! mi dico ricordando le gambe, le braccia, i seni d' argento scolpiti con mano gentile dagli artigiani del tempo. ?Una volta la borghesia qui era costituita dagli artigiani - continua gentile il sindaco -. Gli artigiani leggevano libri, erano a modo loro colti e sapienti, oggi sono scomparsi. Con che cosa sostituiamo la bella sapienza degli artigiani?? Finita la processione ci sar? la messa. Ma a questo punti mi dileguo per andare a visitare le bellissime e curiose Grotte della Gurfa. A due chilometri da Alia, salendo verso l' alto, si incontra quella che sembra una montagna rocciosa. Ma ? bucata e dai buchi ci raggiunge un respiro ansante. ? il vento che entra ed esce creando vortici e mulinelli. All' interno ci troviamo sotto una alta cupola scavata nella roccia, sembra cinque mila anni fa. ?Sono venuti archeologi, speleologi, storici, ma non hanno saputo dirci con precisione a cosa servissero queste grotte?, mi dice Giuseppe, lo studente dalla testa rapata. Fanno pensare ad un palazzo reale queste grotte, con le loro scale interne, le finestre sulla valle, le sale circolari dalle lunghe scanalature regolabili per la colata delle acque piovane. ?Sono state trovate delle iscrizioni fenicie. E questo smentirebbe l' idea che i Fenici non si inoltrassero mai all' interno della Sicilia?. Rondini e pipistrelli stridono in alto, nella cupola scura. Ci sono corridoi che sprofondano nel buio. Dove porteranno? A ben guardare sembra di scorgere qualcosa di simbolico in queste grotte dalle grandi volte religiose, dal respiro sereno che si fa affannoso di fronte alle porte del buio. Sembrano dirci che solo un grande progetto culturale e religioso, nel senso pi? umano e profondo del termine, pu? costituire una delle pi? sicure alternative alla ideologia della morte e della sopraffazione. Salutiamo questa piccola citt? esemplare con uno sguardo di incredulit?. Probabilmente anche qui volano i coltelli, come dappertutto nel mondo, ma quei fiori, quei musei, quelle scuole, quella piscina, quella festosit? nell' ascoltare poesie, stanno a indicare che non tutta la Sicilia ? sequestrata dalla mafia e che affidandosi alla cultura e alle sue semplici ma profonde ragioni, si pu? fare della buona amministrazione.

Dacia Maraini



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