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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 18/02/2014
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PROPOSTA
DI RIFORMA COSTITUZIONALE E SUL CAMMINO DEI “LIBERI CONSORZI” ALL’ARS

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PROPOSTA DI RIFORMA COSTITUZIONALE E SUL CAMMINO DEI “LIBERI CONSORZI” ALL’ARS

Il disegno di un Senato e/o Camera delle Autonomie con funzioni di rappresentanza dei territori e quindi senza funzioni legislative ben si addice rispetto al bisogno avvertito di uscire dallo stato di abbandono in cui si trovano gli enti locali territoriali ed i loro amministratori nella loro esigenza di interloquire e partecipare alla fase della proposta legislativa da parte del Governo e del Parlamento.
Sento tuttavia l’esigenza di fare un appunto alla recente “proposta renziana” di inserire ben 108 Sindaci dei Comuni capoluogo su un totale di 150 componenti il nuovo Senato, in quanto in tal modo non verrebbe attuato appieno, a mio parere, il principio della rappresentanza democratica, in quanto, occorre ribadirlo, il nostro attuale sistema elettorale la vede realizzata congiuntamente dai Sindaci e dai Consiglieri Comunali.
Ritengo che l’assegnare la rappresentanza delle autonomie locali esclusivamente ai Sindaci sia un errore sia giuridico che politico, in quanto questo “postulato”, com’è noto, sta ormai da un certo tempo provocando delle profonde lacerazioni nell’ambito del sistema stesso del governo degli enti locali, con inevitabili riflessi sulla stabilità dei governi locali ai fini del soddisfacimento dei bisogni e sulla inevitabile esautorazione del ruolo del consigliere, che, non dimentichiamolo, è eletto anch’esso direttamente dal popolo, oltre ad essere dal TUEL individuato quale soggetto dotato del ruolo di programmazione, indirizzo e controllo sugli esecutivi.
Per cui proporrei che la nuova Camera delle Autonomie possa essere costituita ( o forse sarebbe meglio “eletta” con il criterio dei collegi elettorali) dai Sindaci dei Comuni per il 70% e dai rappresentanti dei Consigli comunali per il restante 30%.”
Vorrei nel contempo sottolineare che detta medesima problematica si sta ripresentando nel testo del DDL di Riforma delle Province all’esame dell’ARS, dove erano stati individuati gli Organi dei nuovi Liberi Consorzi di Comuni (Assemblea, Giunta e Presidente) costituiti solamente dai Sindaci eletti con elezione di 2^ grado.
L’intervento modificativo auspicato, operato in extremis, qualora andasse definitivamente in porto, servirebbe soprattutto per evitare che la crisi di credibilità del ruolo istituzionale delle assemblee elettive, di già in avanzato stato di criticità, non degeneri pertanto ulteriormente.
Ma proprio l’andamento del dibattito assembleare sulla legge di soppressione delle Province regionali all’ARS non può che far rimanere perplessi e preoccupati gli amministratori locali.
Infatti da un’attenta analisi dei presupposti del disegno riformatore, avevamo sposato l’idea che una ridistribuzione di ruoli e funzioni delle sopprimende Province Regionali fra Regione e Comuni avrebbe portato dei risultati senz’altro positivi tramite:
un taglio netto ai costi della c.d. “politica” con introduzione della gratuità delle funzioni dei nuovi amministratori;
la possibilità data ai territori di divenire protagonisti più “diretti” della soluzione delle proprie esigenze di crescita e di vedere migliorato il funzionamento di servizi essenziali per i cittadini tramite il trasferimento delle competenze in capo ai nuovi soggetti comprensoriali, di cui gli amministratori locali sarebbero espressione negli organi di governo;
la gestione in forma associata in capo ai Liberi Consorzi di funzioni fondamentali (vedi gli uffici di progettazione, polizia municipale, il ciclo integrato dei rifiuti e delle risorse idriche, le attuali segreterie comunali, la viabilità delle strade già provinciali, i servizi socio-sanitari, ecct), la cui mancanza in atto penalizza l’azione dei singoli enti locali.
Il constatare tuttavia che dall’inizio della discussione il testo del progetto normativo possa cambiare di continuo, non depone in maniera positiva in direzione del raggiungimento del risultato che vedrebbe la creazione delle aree metropolitane attorno alle tre maggiori città dell’isola e di consentire la libera aggregazione dei comuni per la realizzazione di un governo dei bisogni che nasca dal “basso”.
Rivolgiamo pertanto all’attuale classe politica un appello affinchè non si baratti quello che possiamo definire senza dubbio uno dei momenti più esaltanti della storia delle autonomie locali con interessi di bottega, ma si colga l’occasione per dare agli amministratori locali siciliani uno strumento più efficace e moderno per servire meglio i bisogni dei loro amministrati.

Alia - Viste 31296 - Commenti 0
 
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