L’eventuale pubblicazione di parziali brani musicali allegati a testi scritti è fatta a titolo di Demo, essendo essa finalizzata a documentare la relativa ricerca della rubrica “Radici & civiltà” non avente scopo di lucro, ma, piuttosto, finalità di libera divulgazione culturale. |
Canti popolari degli emigranti
Alunni di classe terza della Scuola Media “Monte Grappa” di Romano d’Ezzelino (in prov. di Vicenza) documentano con testi e canti popolari d'epoca la loro ricerca sul grande fenomeno migratorio degli Italiani alla fine dell’Ottocento.
Mamma mia dammi 100 lire
Mamma mia, dammi 100 lire
Che in America voglio andar.
100 lire io te le dò,
ma in America no, no, no.
Suoi fratelli alla finestra:
Mamma mia, lasciala andar
và pure, o figlia ingrata,
bastimento s’affonderà.
Quan’ fu stata in mezzo al mare
Bastimento l’è affondà.
il mio vestito da ballerina
l’acqua me lo bagnerà.
I miei capelli sono ricci e belli:
l’acqua del mare li marcirà.
E la mia carne è tanto tenera
i pesci del mare la mangerà.
Le parole dei miei fratelli
sono quelle che m’han tradì.
Le parole di mia mamma
son venute la verità.
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30 giorni di nave a vapore
30 giorni di nave a vapore
fino in America noi siamo arrivati,
fino in America noi siamo arrivati,
abbiamo trovato nè paglia nè fieno,
abbiamo dormito nel nudo terreno,
come le bestie ci tocca riposà.
E l’America l’è lunga e l’è larga,
l’e circondata dai monti e dai piani
e con l’industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi e città
e con l’industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi e città.
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Foxtrot della nostalgia
Sulla sponda argentina
Una folla cammina
Far sorridere al mare
È un confuso vociare
Il piroscafo è la
Tornan via gli emigranti
Della patria sognanti
Dopo il crudo lavor
Con un gruzzolo d’or
Con il cuor ansie là
O mamme dal crin d’argento laggiù
Spose il mi care tesor
Sembra così dica ogni core
Se ci assiste il signore
A voi torniam
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Italia bella mostrati
Italia bella mostrati gentile
I figli no non li abbandonare
Se no se ne van tutti in brasile
non si ricordan più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorar
senza stare in America a gridar
Ancor qua ci sarebbe da lavorar
senza stare in America a gridar
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Il treno che viene dal sud
Il treno che viene dal sud
Non porta soltanto Marie
Con le labbra di corallo
e gli occhi grandi così
Porta gente
Tornata dagli olivi
Porta gente
Che va scordare il sole
Ma è caldo e il pane
Lassù nel nord
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Noi
Noi, che sui moli per cent’anni
di voci sparse e silenzi e le attese
di pianti che tutto si, può piangere
speranze aperte,vite amare spese
Noi, che nella scia di cento navi
Di giorni lunghi tracce sparse al sole
Abbiamo appeso al colmo di ogni prua
Stracci di sorrisi e di parole
Speranze appese, stracci di sorrisi
Vite amare spese di parole
Passi stesi intorno alla stazione
E figli dottori e case nuove
Noi che abbiamo venduto i nostri figli
Comprato sogni spenti all’imbrunire
E abbiamo accolto uomini già vinti
Tornati alla terra per morire
Noi da sguardi freddi e pane duro
Cresciuti di violenze senza nome
Di cose amare armati di paure
Di passi spesi intorno alla stazione
Speranze appese, stracci di sorrisi
Vite amare spese di parole
Passi spesi intorno alla stazione
E figli dottori e case nuove
Noi che con le mani o nelle strade
Soldi avvelenati e salvatori
Odiato prezzo dato e malpagato
Per case nuove figli dottori
Ora dalle tavole imbandite
Con la memoria corta addormentata …