LA <i>IAIA</i>

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CONCIALDI RINO CONCIALDI RINO Pubblicato il 30/08/2008
<b>LA  <i>IAIA</i></b>

LA IAIA

La iaia, un vocabolo dialettale poco noto, ma proprio del mondo rurale di ieri e di oggi.


Qual’ è il suo significato?

Trattasi di un riparo di pruni, spini (rovi, pietre, avrignole , ecc), che cingono e chiudono un podere. Le iaie erano delle barriere impenetrabili che scoraggiavano a varcarle anche i più intraprendenti. Si elevavano in altezza per un paio di metri ed era uno spettacolo vederle quando, a primavera, si ricoprivano di fiori e poi, in estate, di prelibati frutti.

Con esse, almeno negli anni passati, venivano delimitati i confini di un terreno, specialmente quelli che confinavano con una trazzera, strada o viottolo che fosse.

Allora non erano in uso altri mezzi di recinzione, e qualche altra soluzione di nuova tecnologia era accessibile economicamente solo a pochi proprietari. Comunemente, quindi, si utilizzava ciò che forniva madre natura.

Anche se oggi si sono fatti passi avanti, grazie a nuovi prodotti, ma soprattutto alle disponibilità economiche, la iaia tradizionale (fatta di rovi), ancora presente nel nostro territorio, conserva quel fascino di una volta.

Per di più, nel mese di agosto, si va ancora a raccoglierne i saporiti e ricercati frutti: le more. Raccoglierle è spesso “doloroso” a causa dei pungiglioni delle spine dei rovi su mani e corpo di chi si avventura nella ricerca, ma, in ogni caso, ne vale la pena, considerata la loro prelibatezza. (Le more di rovo contengono dal 4 al 7% di zucchero e quantità rilevanti di vitamine A e C).


Rino Concialdi


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